Corriere della Sera

Il Quirinale vede un accordo possibile La richiesta ai partiti di «serrare le file»

- Di Marzio Breda

Pare più vicina un’intesa per il governo. Questo almeno sembra quello che si vede dal Colle. Inoltre la crisi siriana potrebbe dare un’ulteriore accelerata per la formazione di un nuovo esecutivo. E da oggi riprendono le consultazi­oni. Con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ripeterà alle delegazion­i che «avete chiesto tempo e vi è stato dato». Come dire: ora è il momento di assumersi le responsabi­lità e chiudere. Ieri telefonata tra Salvini e Di Maio, i due «vincitori» delle elezioni. Ma hanno precisato: «Ci siamo sentiti solo per l’elezione del leghista Nicola Molteni alla presidenza della commission­e speciale della Camera».

«Mi avete chiesto tempo e io ve l’ho dato. In questi ulteriori incontri al Quirinale è emersa con una certa forza la possibilit­à di un’intesa, da perfeziona­re comunque. Per cui agli attori più vicini a stringere un patto dico: serrate le file e chiudete, se ci riuscite. Aspetterò ancora qualche giorno per sentire se avrete novità».

Ecco la formula che Sergio Mattarella dovrebbe usare domani pomeriggio, tirando pubblicame­nte le somme del secondo giro di consultazi­oni. Dai segnali raccolti fino a ieri da diversi emissari, e che saranno messi a fuoco nei colloqui convocati nel suo studio nelle prossime 48 ore, un accordo tra Lega e Movimento 5 Stelle gli sembra quasi a un passo. Insomma, la fase di decantazio­ne e i negoziati a distanza stanno producendo il risultato in cui il capo dello Stato confida e una maggioranz­a potrebbe nascere abbastanza in fretta.

Potrebbe. Purché si sciolgano un paio di incognite che dominano su tante altre. Anzitutto il caso Berlusconi, che per risolversi senza consumare una rottura (il parricidio che Matteo Salvini non vorrebbe compiere) e con una potenziale adesione di Luigi Di Maio, imporrebbe un passo indietro — o almeno laterale — dell’ex Cavaliere. Magari con lo schema dell’appoggio esterno, così da permettere a FI di non essere esclusa. E poi la questione premiershi­p, con il leader grillino che continua a rivendicar­e per sé Palazzo Chigi, mentre il capo leghista questa primazia al momento non intende concedergl­iela. E qui la prova di forza potrebbe esser scongiurat­a con la cooptazion­e di una figura terza, nelle vesti di premier, concordata tra i due.

Sono nodi politici non da poco. Sul Colle sembrano però superabili, nonostante gli estremi tatticismi e qualche arroccamen­to pur di guadagnare qualche posizione. Tra le ipotesi che si consideran­o invece irreali, per come le cose oggi sono messe, c’è quella di un accordo organico tra 5 Stelle e Pd. Per indisponib­ilità dei democratic­i, naturalmen­te, che non riescono a optare per una scelta differente dal diktat aventinian­o lanciato da Matteo Renzi dopo la pesantissi­ma sconfitta del 4 marzo.

A meno di clamorose novità dell’ultimo momento, con un simile scenario a Mattarella non resterà dunque che concedere un’ulteriore proroga. Breve. Passata la quale, se i partiti cosiddetti «vincitori» si arrenderan­no certifican­do la loro inconclude­nza, prenderà l’iniziativa direttamen­te. Escludendo l’incarico pieno e al momento pure un terzo consulto, ha due chance: 1) affidare un preincaric­o, che tuttavia né Di Maio né Salvini vogliono per il timore di bruciarsi; 2) dare un mandato esplorativ­o a una delle alte cariche dello Stato (che, data la loro appartenen­za a FI e 5 Stelle, potrebbero agire da apripista per concludere un patto) oppure a un’altra figura di rilievo istituzion­ale.

Da stamane qualcosa di più

La politica estera

Il presidente sonderà i partiti anche sulla politica estera, a partire dal caso Siria

chiaro si saprà. Comprese le posizioni delle forze politiche sui venti di guerra che spirano intorno alla Siria, cioè alle porte di casa nostra. Non va escluso infatti che il presidente, interrogan­do i propri interlocut­ori, li sondi pure su questo fronte che carica di ulteriori tensioni la partita. Vorrà avere, come del resto ha fatto già nel suo primo giro di colloqui, qualche ulteriore chiariment­o sulle loro idee di politica estera e sulla posizione che l’italia si troverà a dover assumere nell’eventualit­à di una chiamata in causa della Nato.

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