Siria,trump sfida Putin
Intervento militare sempre più vicino. La replica del Cremlino: «Colpisca i terroristi» Tweet del presidente Usa: Mosca si prepari ai nostri missili belli e intelligenti
e La crisi siriana diventa incandescente. «Mosca si prepari, stanno per arrivare i nostri missili» scrive il presidente degli Usa Donald Trump. I cacciatorpediniere americani sono in posizione, le basi nel Mediterraneo in allerta.
Si può chiamare «nice» un missile? Si può annunciare un bombardamento come se fosse una cosa bella, piacevole? Sì, per Donald Trump, che pensa di essere un uomo spiritoso, si può. Ma l’ironia è una spezia preziosa e delicata: va dosata con cura e, talvolta, evitata del tutto. Soprattutto se sei il presidente degli Stati Uniti e se stai prospettando un’azione di guerra che è per definizione sanguinosa e dalle conseguenze imprevedibili. Esistono «le linee rosse» politiche e le «linee rosse» semplicemente del rispetto e sì, usiamo un termine antico, del decoro. Trump ha definito Bashar al Assad, «un animale», ha chiamato in causa «una questione di umanità». La sua ambasciatrice all’onu, Nikki Haley, lunedì 9 aprile, ha tenuto la consueta lezione di etica pubblica, accusando i siriani e i russi di «non avere coscienza». Tutte parole largamente condivise dall’opinione pubblica negli Usa e probabilmente anche nei Paesi europei. Parole, appunto. I cittadini del mondo occidentale, e non solo, stanno prendendo sul serio l’indignazione del governo americano. Nessuno, negli Usa, ha chiesto a Trump di esibire le prove che la responsabilità dell’attacco chimico a Douma sia da attribuire ad Assad e ai suoi alleati russi e iraniani. Tutti confidano nella razionalità superiore del governo, nella scelta ponderata di una decisione sempre difficile, come è quella di lanciare una batteria di Tomahawk. Stiamo parlando, per essere chiari, di mettere in conto i possibili «danni collaterali», l’espressione usata dai generali per mascherare la cruda conta dei morti tra i civili. Molti altri presidenti americani si sono trovati davanti a questa scelta. Spesso da soli. A volte con più determinazione, altre tra mille dubbi ed esitazioni. Ma solo Trump è stato capace di trovare qualcosa di «nice» in un momento come questo.