Smarcarsi, o no? L’italia dei dubbi
La Farnesina: siamo al fianco dei partner tradizionali. Di Maio: «No alle bombe»
I dubbi dell’italia. «Il nostro Paese non è direttamente coinvolto», assicura il premier Paolo Gentiloni. Ma il ruolo del nostro Paese, che finora è sempre stato fuori dal teatro siriano, appare più delicato di fronte al vuoto di potere a Palazzo Chigi. Salvini attacca gli Stati Uniti. Di Maio: non si arrivi alle bombe».
L’escalation possibile in Siria crea più di un corto circuito nella nostra diplomazia. Due giorni fa il numero due dell’ambasciata americana a Roma è stato ricevuto a Palazzo Chigi dall’ufficio diplomatico del presidente del Consiglio. Ieri aerei da ricognizione americani sono decollati da Sigonella. Il ruolo del nostro Paese, che finora è sempre stato fuori dal teatro siriano, appare più delicato di fronte al vuoto di potere a Palazzo Chigi.
Non per nulla la scena ieri se l’è presa Matteo Salvini. Ha anche detto che «da aspirante premier forse non mi conviene fare certe dichiarazioni», ma «il presidente americano non può annunciare missili via twitter, come se fossero pollo arrosto e patatine, le bombe raramente risolvono i problemi, quella delle armi chimiche è una fake news, quindi dico a tutti di fermarsi prima che sia troppo tardi».
Insomma mentre Washington, Parigi e Londra sembrano coordinare una risposta, Salvini si smarca rispetto ai nostri tradizionali alleati, chiede a Gentiloni di «intervenire e di opporsi in modo chiaro ai bombardamenti». Di Maio invece assume una posizione meno tranchant, anche lui non in linea con una possibile escalation, ma più istituzionale: «Proprio perché siamo alleati di Usa e Occidente dobbiamo consigliare una soluzione pacifica, che non si arrivi alle bombe».
Gli Stati Uniti devono chiedere l’autorizzazione al nostro governo se dalle loro basi sul nostro territorio iniziano operazioni offensive, ma non di supporto logistico. E’ plausibile che Gentiloni sia stato informato di questo tipo di operazioni.
Proprio il presidente del Consiglio in carica per gli affari correnti ha assunto una posizione molto prudente: «Non dobbiamo dimenticarci della tragedia che c’è in Siria. L’uso di armi chimiche non può essere in alcun modo tollerato», ma «se dobbiamo immaginare una soluzione stabile e di lungo periodo, oltre che rispondere ai crimini, dobbiamo lavorare per la pace, quindi dare centralità all’onu e ai tavoli negoziali». In ogni caso: «L’italia, come noto, non ha mai preso parte ad attività militari», aggiungono a Palazzo Chigi, e rispetto ad ogni attività in atto in Siria, «l’italia non è direttamente coinvolta».
E questo mentre alla Camera i parlamentari dei 5Stelle chiedono proprio a Gentiloni di riferire alle Camere (avverrà forse la prossima settimana), e mentre il Pd attacca Salvini chiedendogli di chiarire «se vuole cambiare le nostre tradizionali alleanza internazionali, lo dica chiaramente», è la sintesi del segretario reggente Maurizio Martina. Ma le spaccature non sono finite qui, perché anche da Forza Italia, con Paolo Romani, si levano voci molto critiche verso un possibile intervento: «Non è possibile che Assad abbia utilizzato armi chimiche, il nostro governo si dissoci da una rappresaglia che sarebbe assurda».
L’impressione è che, pur non partecipando, il governo in carica non si opponga ad un intervento degli alleati. Dalla Farnesina il sottosegretario Vincenzo Amendola: «Il governo è a fianco dei tradizionali alleati del nostro Paese: Stati Uniti, Francia e Regno Unito. Salvini deve chiarire».