Juve, la rimonta naufraga nel finale ad alta tensione
Rimonta tre gol al Real e sfiora l’impresa Al 93’ il rigore di Ronaldo che fa discutere La furia di Buffon espulso e della società
Una partita come un film. La Juve accarezza il sogno. Rimonta tre gol al Real. Poi un rigore di Ronaldo nel recupero. Buffon espulso per proteste.
MADRID Così fa male, tanto male. Così è anche ingiusto. Il Real Madrid sbarca nelle semifinali e andrà a caccia della terza Champions consecutiva, ma la Juventus meriterebbe di più, molto di più, almeno i supplementari. Invece torna a casa sconfitta, dopo aver accarezzato e sfiorato l’impresa.
3-0 al Bernabeu, grazie alla doppietta di Mandzukic, che non segnava da cento giorni e al gol sottomisura di Matuidi dopo una papera colossale di Keylor Navas. 3-0 a zero sino al novantesimo, a meno di 180 secondi da un’altra mezz’ora vibrante di pallone dopo 90’ giocati con forza, astuzia, personalità, coraggio. Ammutolendo il Bernabeu, rincuorando il calcio italiano, che qui con la Nazionale di Ventura aveva subito una dura lezione.
Tutto perfetto: Buffon un gigante, la difesa insuperabile, Pjanic regista impareggiabile. L’ultima azione è letale, la beffa dietro l’angolo: Benatia si appoggia a Lucas Vazquez sull’assist di Cristiano Ronaldo. Il contatto, leggero, per l’arbitro Oliver è rigore. I minuti successivi sono indescrivibili: Buffon chiude la sua avventura in Europa con un cartellino rosso per proteste. La Juve non ci sta. L’arbitro è irremovibile. E Ronaldo, sempre lui, dal dischetto non trema. Così lo stadio, dopo la grande paura, impazzisce, mentre gli juventini circondano il fischietto inglese e nasce un parapiglia.
Finisce male. Una partita in cui la Juve perde la Champions, ma cancella l’andata allo Stadium, difende l’onore, conferma la nuova dimensione europea caratterizzata da due finali nelle ultime quattro edizioni. Certo la beffa è atroce. La terza vittoria della sua
La doppietta di Mandzukic, il gol di Matuidi: gli spagnoli iniziano a tremare
storia nel tempio del Madrid è la più assurda e dolorosa. I bianconeri sono subito dentro la partita, tesi, concentrati, reattivi con Pjanic a comandare il gioco e Douglas pronto a strappare sulla corsa. Mandzukic, preferito a Cuadrado dopo un sofferto ballottaggio, è l’hombre del partido: segna all’inizio e al tramonto del primo tempo, due gol quasi in fotocopia, sempre sovrastando il povero Carvajal. Il Santiago Bernabeu fischia di paura e il Madrid, come la sera precedente il Barcellona, assomiglia a un pulcino bagnato: improvvisamente fragile, lungo, impreciso e anche sfortunato. I blancos ci provano ma Buffon per due volte si supera, su Bale e soprattutto su Isco. E quando Gigione è incerto, lo stesso trequartista segna in fuorigioco. L’ultimo brivido, prima dell’intervallo, è l’incornata di Varane che fa tremare la traversa. Ma nel complesso gli spagnoli non sono i marziani dell’andata.
Nella ripresa Zidane cambia subito due giocatori: dentro Vazquez e Asensio, fuori Casemiro e Bale, molli, pallidi, inconsistenti. Il 4-3-3 diventa una specie di 4-4-2 compatto con Isco avanzato a fianco di CR7 e Asensio largo a sinistra nella linea di centrocampo. Higuain impegna Navas. E proprio un erroraccio del portiere favorisce il 3-0 di Matuidi.
L’ultimo acuto bianconero sveglia il Real che, sull’orlo della disperazione, si accende, sorretto dai nervi più che dal gioco. La Juve, in quel momento, però ritrova la difesa di ferro, chiude i varchi e Buffon, agile come un gatto, spinge fuori dalla porta il tiro di Isco. Tutto perfetto sino al rigore maledetto, che toglierà il sonno agli juventini chissà per quante notti.