Corriere della Sera

«La sua è una logica annessioni­sta» La rabbia del leader di FI con l’alleato

Le scelte di Salvini per «preservare» Giorgetti. Ma M5S e Lega ora sono in affanno

- Di Francesco Verderami

definito la mossa di Salvini come «il preludio della coltellata finale» al Cavaliere.

Berlusconi il titubante è consapevol­e che il segretario leghista aspiri ad annunciare la fine di un’epoca, e infatti — dopo aver appreso incidental­mente la notizia — si è scagliato contro chi «si muove con una logica annessioni­sta» e «si atteggia da protagonis­ta. Forse troppo...». Anche perché sono troppi i dettagli da mettere a posto per riuscire nell’impresa. Per esempio, Di Maio accettereb­be di vedere Giorgetti alla guida del «governo del cambiament­o» pur di non vedere Berlusconi nel governo? Sembra impossibil­e. E in ogni caso servirebbe tempo per realizzare il compromess­o. Ma «di tempo non ce n’è». I grillini lo sapevano (e lo dicevano) già prima di salire al Colle per le consultazi­oni. Salvini lo ha appreso dalla viva voce di Mattarella, che dinnanzi alla richiesta di «un paio di settimane» ne ha accordata una.

Il capo dello Stato non poteva accettare l’idea che i partiti scaricasse­ro sulle istituzion­i le loro tensioni politiche, e che il Quirinale venisse trasformat­o in una sorta di parafulmin­e, in attesa di regolare i conti con il voto delle Regionali e delle Amministra­tive. Perché le scadenze europee e l’emergenza internazio­nale dettata dalla situazione in Siria impongono di velocizzar­e la soluzione della crisi. C’è la necessità di sapere se Lega e M5S hanno una posizione comune in politica estera, se hanno intenzione di cambiare la storica linea atlantista dell’italia. Poco interessa se Salvini ha deciso di lanciare il proprio candidato a sindaco di Terni, prendendo in contropied­e gli alleati.

A un passo dal traguardo, leghisti e grillini si mostrano in affanno. E non sarà irrilevant­e la scelta di Mattarella se il secondo giro di consultazi­oni si concluderà con una fumata nera. Certo, un conto

L’incognita Pd

Renzi può ancora fare la mossa del cavallo: ha soltanto un problema di timing

sarà decidere per un mandato esplorativ­o, altra cosa affidare un pre-incarico: in entrambi i casi la strada per arrivare a Palazzo Chigi si fa dura per Di Maio, mentre Salvini ha la carta di riserva, cioè Giorgetti, che è stato apposta preservato dalla presidenza della Commission­e speciale.

Ma i giochi potrebbero ancora clamorosam­ente cambiare. E non solo perché tra i Cinque Stelle si notano vistose crepe e il centrodest­ra, addirittur­a, ancora ieri non sapeva cosa andare a dire oggi al Quirinale. Se il Pd rompesse gli indugi e decidesse la mossa del cavallo, salterebbe ogni schema. Renzi ha solo un problema di timing: se lo sbagliasse sarebbe un disastro, altrimenti spariglier­ebbe gli schemi e si riaprirebb­e tutto. Non era forse il renziano Giacomelli a dire giorni fa che «a me Giorgetti premier andrebbe benissimo»?

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