Caso Consip, Renzi non scioglie i dubbi sulla difesa di Lotti
Nella deposizione l’ex premier ha escluso che ci fossero contrasti tra il ministro e Marroni
ROMA L’indagine sulla fuga di notizie nell’inchiesta Consip si arricchisce di nuovi capitoli ma per certi aspetti s’ingarbuglia, giacché non sempre gli approfondimenti disposti dagli inquirenti aiutano a chiarire i punti oscuri. Anzi. Come nel caso dell’interrogatorio di Matteo Renzi, convocato dai pubblici ministeri di Roma per riscontrare alcune affermazioni del ministro dello Sport Luca Lotti, indagato per violazione di segreto e favoreggiamento. Per respingere le accuse dell’ex amministratore delegato di Consip Luigi Marroni — secondo il quale fu proprio Lotti, nel 2015, quando era sottosegretario a palazzo Chigi, ad avvertirlo che c’era un’inchiesta sulla società da lui guidata, con tanto di intercettazioni — il ministro ha sostenuto che il manager ce l’aveva con lui perché si era opposto alla sua nomina, in quanto vicino al presidente della Regione Toscana Luigi Rossi, e quindi non di stretta fiducia renziana. Quindi le dichiarazioni di Marroni, peraltro confermate nel confronto davanti ai magistrati, non solo sarebbero false, ma anche dettate da risentimento.
Gli avvocati di Lotti avevano già raccolto le dichiarazioni di Renzi nelle loro indagini difensive, e la scorsa settimana i pm hanno convocato l’ex premier. Il quale però non ha parlato di contrapposizioni tra il suo braccio destro e l’allora dirigente di Consip. Non c’erano grandi rapporti, ha spiegato, ma non gli risultano contrasti. Ed è vero che Marroni non era considerato vicino a Renzi, ma la scelta di metterlo al vertice di Consip fu fatta proprio per non limitare le nomine alla cerchia dei suoi fedelissimi.
Dunque non sembra esserci totale coincidenza tra le affermazioni di Renzi e quelle di Lotti. E gli inquirenti si trovano con un dubbio in più rispetto al quesito che sono chiamati a sciogliere: a chi credere tra Marroni e il ministro? Durante il faccia a faccia del 29 marzo, l’ex amministratore delegato non solo ha respinto i sospetti di Lotti sul movente della sua presunta bugia, e cioè la rivalsa per l’opposizione alla sua nomina, ma ha anche detto che finché Lotti è rimasto a palazzo Chigi ci sono stati buoni rapporti e leale collaborazione; normale interlocuzione istituzionale e segnalazioni di persone e società, da parte di Lotti, che dimostrerebbero come non ci fosse alcun contrasto fra i due.
Nei prossimi giorni l’avvocato Luigi Li Gotti (che lo assiste anche se Marroni è solo un testimone e non ha bisogno di difensore) consegnerà in Procura i testi della corrispondenza e-mail con l’ex ufficio di Lotti a sostegno delle sue dichiarazioni. Una mossa per rafforzare la propria credibilità. «Il tentativo di far passare l’ingegnere Luigi Marroni quale persona mendace è radicalmente fallito», attacca l’avvocato Li Gotti. Ma un imprecisato «entourage del ministro Lotti» replica, a mezzo agenzie di stampa: «Sorprende, e non poco, che Marroni senta la necessità di produrre oggi le mail con il ministro dopo quasi due anni dalle sue prime dichiarazioni, e soprattutto tramite un difensore. Come si fa a non pensare che tema di essere tacciato di falsità? Inoltre, è bene ricordarlo, nessuno ha mai negato rapporti istituzionali».