I tre minori della violenza sugli scogli al corso per pizzaioli
Dopo meno di sei mesi trascorsi in un istituto di reclusione minorile, vengono avviati a un progetto di messa in prova, e lasciano quindi il carcere, i tre giovanissimi autori di uno stupro ai danni di una quindicenne avvenuto l’estate scorsa, in pieno giorno, in uno dei luoghi di Posillipo più affollati di bagnanti, una scogliera che da maggio a ottobre è meta abituale di ragazzi e anche adulti. Fu mentre erano stesi al sole sullo scoglio più grande, conosciuto a Napoli come lo scoglione, che i tre adocchiarono la ragazzina, a sua volta in compagnia di altri coetanei. Si avvicinarono, cominciarono a chiacchierare e poco dopo la convinsero a seguirli in una casupola poco distante, usata solitamente come «rifugio» da chi cerca un po’ di ombra. Lì dentro la violentarono, e per mesi rimasero convinti di averla fatta franca, certi che la ragazza non li avrebbe mai accusati. Invece non andò così. Lei li riconobbe e ne individuò i nomi tramite Facebook, e con i genitori andò a denunciarli. Ci furono indagini e verifiche e alla fine i tre vennero arrestati. Ora il loro difensore, come anticipato ieri dal Mattino, è riuscito a ottenere dal giudice dell’udienza preliminare che i ragazzini frequentino un corso di un anno e mezzo per imparare a diventare pizzaioli. L’istituto della messa in prova è utilizzato frequentemente in ambito di giustizia minorile per favorire il recupero e il reinserimento di chi ha compiuto reati in giovanissima età. I tre autori dello stupro di Posillipo dovranno rispettare una serie di indicazioni imposte dal Tribunale e la loro attività esterna sarà oggetto di valutazioni trimestrali. Al termine dei diciotto mesi di corso, poi, il difensore potrà chiedere che i ragazzi tornino definitivamente a essere liberi.