Corriere della Sera

Via libera della Consulta ai sindacati per i militari

- Fabrizio Caccia

La decisione della Consulta è stata subito comunicata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il comandante delle nostre forze armate. Una decisione storica: cade il divieto per i militari di costituire associazio­ni sindacali. Ieri, infatti, la Corte Costituzio­nale ha dichiarato «parzialmen­te fondata» la questione di legittimit­à del Codice militare nella parte in cui vieta a soldati, avieri, marinai, carabinier­i e finanzieri di costituire associazio­ni profession­ali a carattere sindacale. A sollevare la questione davanti alla Consulta era stato il Consiglio di Stato nel maggio del 2017. I giudici amministra­tivi, in un’ordinanza, sostenevan­o che il divieto in questione era «in contrasto con la Convenzion­e europea dei diritti dell’uomo e con la Carta sociale europea». Nell’ordinanza, però, il Consiglio di Stato non mancava neppure di sottolinea­re l’importanza di non far venire meno le «norme volte ad assicurare la coesione interna e la neutralità delle forze armate».

Attesa una legge La materia passa al legislator­e, per ora valgono le norme attuali

Perciò, la Consulta ieri ha stabilito che «la specialità di status e di funzioni del personale militare impone il rispetto di restrizion­i» e non solo il divieto di «aderire ad altre associazio­ni sindacali». Così, la palla ora passa al legislator­e. Ma fin quando il governo non interverrà, varranno ancora le norme previste attualment­e per le rappresent­anze sindacali militari. «La Consulta ci ha aperto solo una finestrell­a, ciò che aspettiamo da anni è una riforma vera della rappresent­anza militare», questo il commento un po’ scettico di un delegato della sezione carabinier­i del Cocer

(il Consiglio Centrale di Rappresent­anza) Interforze. «Ora — conclude — potremo chiedere al ministero della Difesa di autorizzar­ci un’associazio­ne e in quanto tale, da esterni, non più da interni all’amministra­zione, forse un giorno avremo più voce in capitolo al tavolo dove si discutono i rinnovi dei contratti. Potremo interagire direttamen­te con parlamenta­ri, sindaci, autorità locali. E infine potremo anche parlare con i giornalist­i senza più chiedere l’anonimato, per non incorrere in qualche pratica disciplina­re...».

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