Dal trapianto di midollo all’ingegneria genetica
Dario Nardella, 42 anni, primo cittadino di Firenze dal 2014 L’idea sta avendo già i primi consensi da intellettuali e personaggi della cultura e dell’arte. Come il maestro Riccardo Muti, lo psicanalista e saggista Massimo Recalcati, il direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa Vincenzo Barone, i rettori del Politecnico di Milano Ferruccio Resta e dell’università di Firenze Luigi Dei. Ed è solo l’inizio.
«Chiederemo ai sindaci di tutta Italia senza distinzione di colore politico di fare propria questa proposta di legge — spiega Nardella —. Siamo convinti che tanti episodi d’inciviltà quotidiana sparirebbero con una buona dose di educazione civica insegnata a scuola».
L’educazione alla cittadinanza avrebbe anche una novità in più: sarebbe materia a tutti gli effetti, da inserire nei piani di studi e nei curriculum, con tanto di voto di valutazione di scolari e studenti.
Un aggravio per le casse dello Stato? «Assolutamente no, perché rientrerebbe nell’orario normale dei docenti — spiega il primo cittadino di Firenze — ma, se la volessimo aggiungere all’orario scolastico, potremmo attingere ai fondi straordinari della scuola.
Il trapianto di midollo osseo ha da poco compiuto 60 anni. Utilizzato a partire dagli anni 50 per curare i danni provocati al midollo dalle radiazioni (comprese quelle della bomba atomica di Hiroshima), si è evoluto nel tempo dando origine alle attuali «terapie cellulari», utilizzate soprattutto per combattere alcuni tumori, come leucemie e linfomi. Sulla rivista Science Translational Medicine è appena stata pubblicata una review, firmata da Chiara Bonini, vicedirettrice della divisione di Immunologia, trapianti e malattie infettive dell’irccs ospedale San Raffaele, con altri ricercatori che lavorano all’università di Pavia e altri centri europei, dove si racconta l’evoluzione di queste terapie. Oggi grazie alle scoperte sulle cellule staminali del midollo e alla possibilità di manipolare geneticamente queste cellule si aprono nuove prospettive nella cura dei tumori del sangue. «All’inizio si trapiantava tutto il midollo — spiega Bonini — e bisognava cercare un donatore compatibile o identico, di solito un familiare, ma non era sempre facile trovarlo». Poi si sono scoperte le cellule staminali ematopoietiche (quelle che danno origine a tutti gli elementi del sangue, globuli bianchi e rossi, per esempio) che hanno permesso di superare parzialmente il problema della compatibilità fra donatore e ricevente e «moltiplicare» in laboratorio il numero delle cellule da trapiantare. Infine, si è fatta strada l’ingegneria genetica: la possibilità di manipolare prima del trapianto le cellule del midollo e offrire nuove possibilità di cura.
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