Draghi: il populismo non ha vinto «All’europa serve più integrazione»
Lagarde (Fmi) lancia l’allarme sul debito pubblico e privato: è a livelli mai visti
Da una parte il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi che cerca di mandare un messaggio costruttivo durante un discorso a Francoforte agli studenti vincitori del Generation Euro Students’ Award: la crisi finanziaria è stata la«peggiore dagli anni 30» e ha portato in alcuni Paesi «all’ascesa di partiti populisti nazionalisti, anche se non ancora trionfanti», ma questo «non deve gettare un’ombra sul modo in cui guardiamo al futuro, si tratta di sfide sovranazionali cui non si può rispondere a livello nazionale». Serve «una maggiore integrazione» a livello di Ue ed eurozona.
Dall’altra parte la direttrice del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, che in un discorso ad Hong Kong, in vista della riunione di primavera, ha messo in guardia i governi a tenere alto il livello d’attenzione sul debito pubblico e privato, giunto «al massimo storico di 164 miliardi di dollari». Uno scenario complicato dalle tensioni sui dazi che fanno vedere «nubi scure» all’orizzonte della crescita economica mondiale. Il Fmi resta ottimista anche se la «crescita prevista per il 2018 e il 2019 finirà per rallentare» e la prima priorità è che i governi «evitino il protezionismo».
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina è anche sotto la lente della Bce, che ha «cercato di capire quali sono i rischi» per l’economia: «Per il momento l’effetto diretto dei dazi non è grande, ma abbiamo visto solo il primo round». Si tratta di «capire quale sia il rischio di ritorsioni». Per la Bce le maggiori criticità per lo scenario di crescita dell’eurozona sono rappresentati da fattori esterni, «li chiamiamo rischi geopolitici». Su un aspetto «bisogna stare particolarmente attenti: mi riferisco alla fiducia — ha detto Draghi —, se gli investitori non ne hanno tendono a preferire un atteggiamento attendista». Insomma, per Draghi «avere una prospettiva europea è diventato essenziale per capire i problemi di oggi e le possibili soluzioni» perché «tutto quello che è economia, ora è fondamentalmente globale». Quanto all’inflazione, è «fiducioso» che convergerà verso l’obiettivo del 2%.
Rischi geopolitici Sotto la lente della Bce i «rischi geopolitici» che possono frenare la crescita dell’eurozona