«Fca, il successore di Marchionne? Scelta dall’interno»
Elkann ai soci Exor. Ma in Italia produzione in calo
MILANO Parte da lontano John Elkann, presidente di Exor, la holding quotata a Piazza Affari che con il 29% è primo socio di Fca, per spiegare il passaggio del colosso dell’auto dal petrolio all’elettrico: «Fu Thomas Edison a incoraggiare Henry Ford nella scelta del motore a combustione», ricorda Elkann nella lettera agli azionisti Exor per l’assemblea del 29 maggio, «dicendogli: "Giovanotto: ce l’hai, hai trovato la soluzione. Non la mollare. I veicoli elettrici devono stare vicino ai punti di ricarica. Le batterie sono troppo pesanti. E neanche le auto a vapore possono funzionare, perché richiedono un bollitore e un fuoco. La tua auto è indipendente, ha la sua fonte di energia, niente fuoco né bollitore, niente fumo né vapore"». Elkann cita Edison perché Fca deve affrontare un cambio epocale: la trasformazione graduale in motori elettrici, passando per quelli ibridi.
È un obiettivo strategico avviato dal ceo Sergio Marchionne ma che verrà continuato dal suo successore, nel 2019. Un successore che verrà pescato dall’attuale prima linea: «Siamo fiduciosi che uno di essi diventerà il successore di Sergio», dice Elkann. Gli obiettivi al 2019 sono di avere una società con 4 miliardi di dollari di cassa, 125 miliardi di ricavi e 5 miliardi di utili netti adjusted. Una trasformazione inimmaginabile della Fiat» nel 2004 quando arrivò Marchionne. Solo nel 2017 Fca in Borsa è passata da 14 a 28 miliardi di dollari, anche se secondo Fim-cisl nel primo trimestre dell’anno in Italia la produzione di Fca è in calo dell’8,5% rispetto al 2017, prima flessione dopo quattro anni. Tra i candidati, Alfredo Altavilla, responsabile Europa, il direttore finanziario Richard Palmer, Mike Manley, a capo di Jeep, Pietro Gorlier, che guida i marchi Magneti Marelli e Mopar.
Nota dolente è stato invece il riassicuratore Partnerre a causa degli uragani Harney, Irma e Maria e di due incendi in California. Tuttavia Partnerre «si colloca nel primo quartile fra i suoi competitors in termini di utili». In due anni il debito lordo conseguente all’acquisto di Partnerre, originariamente di 5 miliardi, si è ridotto a fine 2017 del 25%. La conclusione di Elkann è positiva: «Il 2017 è stato il nostro miglior anno, escluso il 2009, da quando Exor è nata. Il valore netto degli attivi (Nav) per azione è cresciuto del 56,9%», 36,8 punti percentuali sopra l’indice Msci World. In termini assoluti il Nav vale 22,9 miliardi di euro, 8,3 miliardi in più sul 2016.
d Quest’anno ha rappresentato per Partnerre un momento di dura prova, a due anni dall’acquisizione. Fca la società con la migliore performance»