Corriere della Sera

Elliott, la manovre su Hyundai e il nodo dei diesel

- Bianca Carretto

Oltre ad essere entrato in Tim, il fondo Elliott ha rivelato che la sua filiale Elliot Advisor Limited, con base ad Hong Kong, ha acquisito, per oltre un miliardo di dollari azioni di Hyundai Motor, dell’altro suo marchio Kia Motors e Hyundai Mobis, la società di componenti­stica del gruppo. Il colosso coreano oggi è ancora nelle mani di Chung Mong-koo, il figlio del fondatore che, con più di 80 anni, ormai appare sempre meno in pubblico, tanto da far prevedere che sia in atto la sua sostituzio­ne.

Alla fine di maggio, dovrebbe passare i suoi poteri al figlio Chung Eui-sun, per controllar­e questa galassia che si occupa non solo di auto, anche di acciaio, di servizi finanziari, di catene alberghier­e e di edilizia. Una serie di scatole societarie di cui la famiglia Chung, dal 1940, detiene il 7% di Hyundai Mobis che, a sua volta, possiede il 20,80% di Hyundai Motor che controlla il 33,90% di Kia Motors, proprietar­ia del 16,90% di Hyundai Mobis.

Elliott cerca di fare pressione, vuole approfitta­re delle manovre legate alla succession­e, chiede di poter avere contatti con Chung Mong che per ora respinge l’incontro.

Il gigante sudcoreano sta soffrendo del degrado delle relazioni tra Pechino e Seoul: i cinesi stanno penalizzan­do, per ragioni politiche, tutti i brand coreani. Hyundai/ Kia, quinto costruttor­e mondiale, nel 2016, aveva realizzato un quarto delle sue vendite ( nel 2018 , globalment­e, dovrebbero avvicinars­i a 8 milioni di unità) proprio nella regione della Grande Muraglia, lo scorso anno, le immatricol­azioni sono, invece, crollate, mediamente del 40%.

Le mosse a Seul Le richieste di un colloquio con la famiglia Chung, proprietar­ia storica

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