Rendere contemporaneo il passato L’utopia in 3D di Barry X Ball
A Villa Panza, Varese, e al Castello Sforzesco di Milano la prima retrospettiva completa dell’artista americano
L’ispirazione secondo Barry X Ball è, da sempre, qualcosa di sospeso tra passato e futuro: il passato della Ilaria del Carretto di Jacopo della Quercia, della Dama velata di Antonio Corradini, delle Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni; il futuro di queste (e altre) sculture classiche ormai entrate nel suo immaginario d’artista (nato a Pasadena nel 1955, da anni attivo a New York) che lo stesso Barry X Ball replica, o meglio reinterpreta, grazie alla scannerizzazione 3D. Cambiando i materiali (dal marmo italiano alla calcite americana passando per metalli, marmi, alabastri, onici, lapislazzuli) e cercando «di proiettare nella contemporaneità ciò che potrebbe apparire una reliquia del passato». Per qualcuno è barocco algoritmico, per qualcun altro neoespressionismo digitale.
Da oggi fino a domenica 9 dicembre a Villa Panza, a Varese, va in scena The end of history, prima retrospettiva completa dell’opera di Barry X Ball, curata da Anna Bernardini, direttore di Villa e Collezione Panza, e da Laura Mattioli, storica dell’arte: nuova tappa della pluriennale collaborazione tra il Fondo ambiente italiano (proprietario della Villa e della Collezione) e Jti. Una sessantina le opere esposte, realizzate dagli anni Ottanta a oggi. Un excursus «che parte dai primi lavori a fondo oro, piccoli oggetti preziosi riduttivi e luccicanti che riecheggiano icone religiose e pale d’altare» per arrivare ai più recenti Portraits e Masterpieces, passando dalle sale del primo piano della villa al nuovo spazio delle Rimesse per le Carrozze.
Le sculture non sono presentate in ordine cronologico, ma come una sequenza di installazioni site-specific: così le curatrici hanno voluto «sottolineare la sostanziale coerenza della ricerca di Barry X Ball». Una ricerca che non riguarda soltanto le forme (classiche, astratte, minimaliste) ma l’idea di storia dell’arte, il concetto di stile, il tema dell’autenticità e della serialità, il valore dell’opera d’arte attraverso i secoli.
Anche per questo appare ancora più intrigante la sfida che Barry X Ball ha lanciato, sempre nell’ambito della mostra, al Castello Sforzesco di Milano, inaugurando un’inedita Pietà (2018) che è un omaggio alla michelangiolesca Pietà Rondanini conservata appunto al Castello. A cui ha affiancato Pseudogroup of Giuseppe Panza (1998-2001), un’installazione composta da nove ritratti del collezionista
milanese in cui Barry X Ball «guarda il suo soggetto da diverse angolature e con diverse espressioni».
Così l’artista celebra l’utopia di una materia, elemento naturale incontrollabile, dominata e al tempo stesso sublimata, «unendo la progettazione virtuale e la modellazione al computer con l’intaglio e la levigatura dei dettagli a mano». In dialogo con la collezione permanente e con l’architettura della villa, le intenzioni di Barry X Ball finiscono per apparire ancora più evidenti. Grazie forse a quei ritratti policromi colmi di pathos realizzati con materie prime sofisticate che sembrano giocare con gli arredi e le opere collezionate da Giuseppe Panza. O grazie ai Portraits, dove «il soggetto reale e quello rappresentato raccontano diverse soggettività e differenti espressioni, mostrando che al di là della riproducibilità tecnica emerge un’inevitabile unicità». Come appare evidente nel Portrait of Laura Mattioli (2000-2005) in lapislazzuli e pietre, in Matthew Barney Dual-dual portrait (2000-2007) in onice messicana bianca e rossa, nell’inedito Matthew Barney Barry X Ball Dual portrait (2018).
Celebrazione di un’idea nuova (e più aulica) della replica in 3D, con The end of history Barry X Ball ha in qualche modo voluto creare una serie di opere diverse che si rivelano «autonome nell’immagine e nel pensiero». Una sorta di innovazione concettuale e tecnologica capace di rivisitare in chiave contemporanea i capolavori della storia dell’arte. Come nel caso di Sleeping Hermaphrodite, realizzata in marmo belga nero, e del doppio dittico Purity e Envy dove grazie a un’inversione di luci e ombre, trasparenze e opacità, ha creato «un gioco tra virtuosismo tecnico e seducente sensualità».
In mostra
Opere realizzate dagli anni Ottanta a oggi, dai primi lavori a fondo oro a recenti «Portraits»