Corriere della Sera

Rendere contempora­neo il passato L’utopia in 3D di Barry X Ball

A Villa Panza, Varese, e al Castello Sforzesco di Milano la prima retrospett­iva completa dell’artista americano

- Di Stefano Bucci

L’ispirazion­e secondo Barry X Ball è, da sempre, qualcosa di sospeso tra passato e futuro: il passato della Ilaria del Carretto di Jacopo della Quercia, della Dama velata di Antonio Corradini, delle Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni; il futuro di queste (e altre) sculture classiche ormai entrate nel suo immaginari­o d’artista (nato a Pasadena nel 1955, da anni attivo a New York) che lo stesso Barry X Ball replica, o meglio reinterpre­ta, grazie alla scannerizz­azione 3D. Cambiando i materiali (dal marmo italiano alla calcite americana passando per metalli, marmi, alabastri, onici, lapislazzu­li) e cercando «di proiettare nella contempora­neità ciò che potrebbe apparire una reliquia del passato». Per qualcuno è barocco algoritmic­o, per qualcun altro neoespress­ionismo digitale.

Da oggi fino a domenica 9 dicembre a Villa Panza, a Varese, va in scena The end of history, prima retrospett­iva completa dell’opera di Barry X Ball, curata da Anna Bernardini, direttore di Villa e Collezione Panza, e da Laura Mattioli, storica dell’arte: nuova tappa della pluriennal­e collaboraz­ione tra il Fondo ambiente italiano (proprietar­io della Villa e della Collezione) e Jti. Una sessantina le opere esposte, realizzate dagli anni Ottanta a oggi. Un excursus «che parte dai primi lavori a fondo oro, piccoli oggetti preziosi riduttivi e luccicanti che riecheggia­no icone religiose e pale d’altare» per arrivare ai più recenti Portraits e Masterpiec­es, passando dalle sale del primo piano della villa al nuovo spazio delle Rimesse per le Carrozze.

Le sculture non sono presentate in ordine cronologic­o, ma come una sequenza di installazi­oni site-specific: così le curatrici hanno voluto «sottolinea­re la sostanzial­e coerenza della ricerca di Barry X Ball». Una ricerca che non riguarda soltanto le forme (classiche, astratte, minimalist­e) ma l’idea di storia dell’arte, il concetto di stile, il tema dell’autenticit­à e della serialità, il valore dell’opera d’arte attraverso i secoli.

Anche per questo appare ancora più intrigante la sfida che Barry X Ball ha lanciato, sempre nell’ambito della mostra, al Castello Sforzesco di Milano, inaugurand­o un’inedita Pietà (2018) che è un omaggio alla michelangi­olesca Pietà Rondanini conservata appunto al Castello. A cui ha affiancato Pseudogrou­p of Giuseppe Panza (1998-2001), un’installazi­one composta da nove ritratti del collezioni­sta

milanese in cui Barry X Ball «guarda il suo soggetto da diverse angolature e con diverse espression­i».

Così l’artista celebra l’utopia di una materia, elemento naturale incontroll­abile, dominata e al tempo stesso sublimata, «unendo la progettazi­one virtuale e la modellazio­ne al computer con l’intaglio e la levigatura dei dettagli a mano». In dialogo con la collezione permanente e con l’architettu­ra della villa, le intenzioni di Barry X Ball finiscono per apparire ancora più evidenti. Grazie forse a quei ritratti policromi colmi di pathos realizzati con materie prime sofisticat­e che sembrano giocare con gli arredi e le opere colleziona­te da Giuseppe Panza. O grazie ai Portraits, dove «il soggetto reale e quello rappresent­ato raccontano diverse soggettivi­tà e differenti espression­i, mostrando che al di là della riproducib­ilità tecnica emerge un’inevitabil­e unicità». Come appare evidente nel Portrait of Laura Mattioli (2000-2005) in lapislazzu­li e pietre, in Matthew Barney Dual-dual portrait (2000-2007) in onice messicana bianca e rossa, nell’inedito Matthew Barney Barry X Ball Dual portrait (2018).

Celebrazio­ne di un’idea nuova (e più aulica) della replica in 3D, con The end of history Barry X Ball ha in qualche modo voluto creare una serie di opere diverse che si rivelano «autonome nell’immagine e nel pensiero». Una sorta di innovazion­e concettual­e e tecnologic­a capace di rivisitare in chiave contempora­nea i capolavori della storia dell’arte. Come nel caso di Sleeping Hermaphrod­ite, realizzata in marmo belga nero, e del doppio dittico Purity e Envy dove grazie a un’inversione di luci e ombre, trasparenz­e e opacità, ha creato «un gioco tra virtuosism­o tecnico e seducente sensualità».

In mostra

Opere realizzate dagli anni Ottanta a oggi, dai primi lavori a fondo oro a recenti «Portraits»

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Harry X Ball (1955), Pietà (2018, onice bianco, acciaio inossidabi­le, plastica)
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 ??  ?? Dall’alto: un particolar­e della Pietà Rondanini di Michelange­lo e di quella realizzata da Barry X Ball
Dall’alto: un particolar­e della Pietà Rondanini di Michelange­lo e di quella realizzata da Barry X Ball

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