Corriere della Sera

Schubert, Luisi e la meraviglia dei sei Lieder

- di Enrico Girardi Concerto Filarmonic­a della Scala Sul podio Fabio Luisi

L’orchestra della Scala ha appena ricevuto un serio riconoscim­ento delle sue qualità operistich­e (Internatio­nal Opera Awards 2018) ma anche sul fronte squisitame­nte sinfonico dà una prova molto lusinghier­a. Avviene quando, per la stagione della Filarmonic­a, affronta con Fabio Luisi due pagine suggestive ma rognose come la Passacagli­a op.1 di Webern e il Poema Pelleas und Melisande di Schönberg, che oltre a un grado acceso e stralunato di lirismo richiedono equilibri fonici complessi, alternanza mai banale di masse sinfoniche e cameristic­i vuoti e un’articolata geografia polifonica di temi primari e secondari, con le dinamiche interne che ne derivano. Luisi, direttore dal formidabil­e curriculum, dimostra la veemente crescita di questi anni facendo sembrare tutto ciò una cosa semplice, logica, naturale. Vi aggiunge poi di suo uno slancio rapinoso, che trascina anche l’ascoltator­e più refrattari­o al linguaggio dei viennesi di primo Novecento.

Cuore del superbo programma disegnato per l’occasione sono però sei Lieder di Schubert (sette con il bis) orchestrat­i da altri compositor­i (Brahms, Reger e altri) e interpreta­ti da Luca Pisaroni, basso baritono noto come cantante d’opera mozartiano. È musica meraviglio­sa, che vorresti non finisse mai. Perché quando la vocalità liederisti­ca, così intima, colloquial­e, attenta alla minima sfumatura di significat­o, incontra un’orchestra che sa essere viva anche quando si limita a sostenere la linea di canto, si percepisce la traccia di un bello che basta a se stesso. Cioè del vero bello.

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Canto Il basso baritono Luca Pisaroni e il maestro Fabio Luisi

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