Il rigore contestato Agnelli all’attacco dell’arbitro e anche di Collina
«Ci vuole la Var anche in Champions»
MADRID Quello dell’arbitro inglese Michael Oliver non è un fischio finale, ma un gong per la battaglia che inizia subito dopo, nella pancia della tribuna. Andrea Agnelli, uno che non parla mai, sbotta: «Qui non si tratta di vincere o perdere una partita — dice il presidente della Juve — ma di andare avanti in una semifinale di Champions League».
E non è pure il problema di una fischiata: «Penso all’andata, al fallo su Cuadrado, penso al Milan penalizzato a Londra, alla Lazio, alla Roma». C’è n’è anche per Collina: «Forse bisogna riflettere sul designatore Uefa e sulla sua vanità e presunzione: si va a colpire le italiane. Il designatore va cambiato a ogni ciclo, ogni tre anni».
E poi bisognerebbe accendere la tivù anche a bordo campo. Più Var, meno Bar (sport): «Se il problema della Uefa è non avere un classe arbitrale sufficientemente preparata per l’uso della Var — attacca ancora Agnelli — allora istruiamoli. Facciamo loro un corso veloce per usare la tecnologia. Togliamo gli assistenti di porta e portiamo le persone dietro uno schermo».
Dal generale si torna al particolare, enorme, si deduce: «L’arbitro non ha saputo gestire la situazione, è un infortunio, ci sta. Sbagliano giocatori, tecnici, dirigenti: lui ha preso una decisione sbagliata e non ha capito il momento». Non sarà un caso che l’inghilterra non avrà arbitri al Mondiale: «L’arbitro doveva conoscere il contesto, quello che è successo all’andata con l’espulsione di Dybala. Gli arbitri devono andare incontro ai giocatori». Invece: «Ha avuto un momento di confusione totale».
Il presidente bianconero si consola con la partita dei suoi: «Rimane la grande prestazione dei ragazzi, abbiamo dimostrato che si può perdere 3-0 e poi vincere 3-0: l’europa è diversa, c’è qualità superiore, esistono episodi favorevoli e sfavorevoli». I cattivi pensieri diventeranno brutti ricordi anche per l’arbitro, dice ancora Agnelli, anche da numero uno dell’eca, l’associazione dei grandi club europei: «Riguardando tutto, sarà lui la persona più dispiaciuta dopo una serata del genere. A me compete portare avanti la Var in Europa».
Prima del gong, era stato uno spettacolo, soprattutto juventino. E non proprio con le stelle. Ci avevano infatti pensato Mario Mandzukic e Blaise Matuidi, rimessi tra i titolari da Massimiliano Allegri, dopo l’esclusione dell’andata. Fino al minuto 90 l’avevano ribaltata, come fossero assi di briscola.
Poi però ha buttato tutto all’aria, sacrifici e sogni, il vero asso, Cristiano Ronaldo (su rigore), anche se il vero jolly è stato l’arbitro inglese Michael Oliver. Chissà se davvero british sull’ultimo contatto in area, tra Benatia e Lucas Vazquez: più che la Var servirebbe un satellite della Nasa, ma nel dubbio la mano indica subito il patibolo. Nel dubbio, siamo pur sempre al Bernabeu.
Da lì in poi, si apre una parentesi da mischia di rugby, tra proteste, spintoni, salti delle panchine. Morale: Gigione Buffon, che in quei frangenti non deve aver utilizzato un vocabolario da Accademia della Crusca, si becca il cartellino rosso diretto, mentre gli altri bianconeri un po’ lo spingono via e un po’ circondano l’arbitro.
Sarà così pure al fischio finale, quando s’innesca pure un parapiglia, tra giocatori. Mentre Cristiano Ronaldo arringa la folla, in maniera poco carina. Le stesse tribù che, poco prima, avevano applaudito in standing ovation l’uscita di Buffon: ma più che un tributo alla carriera (giusto), era stata una liberazione. Perché il numero uno, fin lì le aveva pigliate tutte. Compresa l’espulsione, la prima in Champions, proprio la notte dell’addio. Peccato.
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