Nasce orfano: i genitori morti da quattro anni
La scelta dei nonni, in Laos dove l’utero in affitto è legale, rilancia il dibattito tra gli esperti di bioetica
Tiantian è un bimbo cinese nato quattro anni dopo la morte dei suoi genitori, sbocciato da un embrione congelato.
Tiantian faticherà a raccontare la sua avventura, quando sarà grande. La storia incredibile di un bambino cinese nato quattro anni dopo la morte dei genitori, sbocciato da un embrione congelato, cresciuto nel grembo di una mamma surrogata.
Un intreccio deciso dai suoi quattro nonni che hanno combattuto per farsi riconoscere dal tribunale il diritto a riavere gli embrioni tenuti in banca e poi ricorrere a una donatrice del Laos dove la pratica dell’utero in affitto è ammessa a differenza che in Cina. Nel dare la notizia il Beijing News la arricchisce di dettagli avventurosi. Nessuna compagnia aerea ha accettato di trasportare il cofanetto di materiale biologico per non trasgredire la legge nazionale. I nonni non si sono fermati, hanno affrontato un lungo viaggio via terra fino al Laos e lo hanno consegnato di persona al centro dove sarebbe avvenuto il trasferimento.
Dopo la nascita, c’è stato il problema del riconoscimento del piccolo, non appartenente alla partoriente, come loro nipote: lo hanno dimostrato grazie all’esame del dna.
Da tutte queste situazioni ingarbugliate emerge la realtà di un neonato orfano da sempre, tranne il giorno in cui è stato concepito dai genitori con pratiche di fecondazione artificiale. Poco dopo la mamma e il papà hanno perso la vita in un incidente stradale e il frutto dell’unione in provetta è rimasto per quattro anni inutilizzato nel congelatore dell’ospedale di Nanjing.
In Italia la legge 40 vieta le pratiche post mortem. Eppure la sorte degli embrioni crioconservati, di proprietà delle coppie o abbandonati (nel senso che la famiglia o non si trova più o ha dichiarato di non interessarsene) è periodico argomento di dibattito. «Possiamo arrogarci il diritto di decidere che un embrione nasca a tutti i costi?», è la domanda che divide anche il mondo cattolico.
Antonio Spagnolo, direttore dell’istituto di bioetica del policlinico Gemelli-università del Sacro Cuore propende per il no: «È accanimento terapeutico. Sappiamo che la metà degli embrioni non sopravvivono allo scongelamento, dunque già in partenza farli sviluppare non è un bene». E ricorda un precedente avvenuto non molti anni fa negli Stati Uniti.
Poi c’è il problema della maternità surrogata, illegale in Italia dove però dopo la sentenza della Corte costituzionale viene consentito il congelamento. «È legittimo moralmente delegare ad altri una relazione complessa come quella tra il generato e la gestante? Qui si delega la formazione fisica e psichica di un essere umano a qualcuno cui verrà sottratto in modo definitivo», sottolinea Adriano Pessina in un editoriale su Medicina e morale.
Cinzia Caporale, componente dell’appena rinominato Comitato nazionale di bioetica, sulle prime è perplessa. «Il diritto a nascere esiste, come Comitato ci siamo espressi più volte a favore della donazione degli embrioni da parte delle coppie. Meglio nascere orfani che restare in freezer o
In Italia
La legge 40 vieta le pratiche post mortem, ma resta il tema della crioconservazione
essere buttati nel lavandino. Sono già esistenti, non gameti che ancora devono unirsi».
Del futuro degli embrioni congelati si discute al congresso europeo dell’associazione Coscioni in corso a Bruxelles. La via indicata è donarli alla ricerca sulle cellule staminali quando non vengono più reclamati dalle coppie.
«Una soluzione va trovata, io ne ho migliaia conservati e non ci dormo la notte — racconta Ermanno Greco, del centro di medicina della riproduzione con sede all’european Hospital di Roma —. Ho ricevuto alcune richieste di riaverli dopo la morte di uno dei due genitori e ovviamente non li ho ceduti, secondo quanto è scritto sulla legge».