Corriere della Sera

Dal preincaric­o a Giorgetti all’esecutivo del presidente Mattarella ora vuole accelerare

Il Colle teme il caso Siria. L’ipotesi di un mandato esplorativ­o a Casellati

- Di Marzio Breda

Nuvole barocche sovrastano il Quirinale. Sono gonfie di pioggia e nere come le fumate che escono dalla Cappella Sistina quando un Conclave non riesce a eleggere un Papa. «Si rischia che questa faccenda si trascini a lungo». È un corazziere a fare la profezia, rassegnato a chissà quanti altri giorni di piantoname­nto speciale al portone. Non ha torto, dato che le consultazi­oni di Sergio Mattarella, avviate nel convincime­nto di un accordo ormai vicino, si sono di minuto in minuto incartate, ieri.

Complicazi­oni scaturite più per una coda delle pregiudizi­ali e dei veti delle ultime settimane (in primis quello su Silvio Berlusconi) che per i dubbi sulla posizione dell’italia nell’escalation militare in Siria, giudicata come un potenziale fronte divisivo. Così era scontato che, quando nella Loggia alla Vetrata si sono affacciati i due principali attori dello sbandierat­o patto di governo, scattasser­o vicendevol­i richiami alla «responsabi­lità nei confronti del Paese». Un modo per rinfacciar­si la colpa di un eventuale fallimento, mentre l’ex Cavaliere si esibiva davanti alle telecamere con battute molto abrasive, e per nulla apprezzate dagli alleati, sui 5 Stelle.

La resa dei conti che azzerava la partita si è avuta però nell’incontro chiuso, quando il centrodest­ra si è presentato «granitico» nella propria unità e nelle proprie pretese (nessun passo indietro, o di lato di Berlusconi, e guida del governo), spiazzando la delegazion­e dei grillini, che a quanto pare vantavano una sorta di preaccordo con i leghisti. Tra l’altra notte e ieri mattina sono dunque cambiate molte cose tra i promessi partner. E il risultato è questo: il presidente della Repubblica ha preso atto che l’impasse continua e che scenari alternativ­i non esistono, vista l’eterna indisponib­ilità del Pd a lasciarsi coinvolger­e. Insomma, di colpo tutto è andato in tilt.

Stamane Mattarella chiuderà la ricognizio­ne sentendo i presidenti delle Camere, e il presidente emerito, Giorgio Napolitano, tra l’incertezza sulle proprie mosse. Ha ventiquatt­r’ore per sparigliar­e le carte, sbloccando lo stallo.

Le scelte possibili per lui sono tre, ferma restando la propria dichiarata volontà di imprimere subito un’accelerazi­one ai negoziati.

O un preincaric­o a un esponente della Lega in quanto partito-guida del centrodest­ra (che, presentand­osi unito, conta su un 37 per cento), e in particolar­e a Giancarlo Giorgetti, al quale vengono riconosciu­te doti di mediatore e il cui nome è rimbalzato con forza pure al Quirinale.

O il mandato a qualche figura istituzion­ale (su tutti la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che potrebbe forse recuperare terreno a qualche correzione nel centrodest­ra) nel ruolo di «esplorator­e». Il suo compito sarebbe quindi quello di verificare in fretta la residua praticabil­ità di un’intesa tra le due formazioni politiche che rivendican­o di aver vinto.

Oppure, extrema ratio, fino all’altro ieri improbabil­e ma che potrebbe materializ­zarsi consideran­do che la situazione internazio­nale è in movimento, un incarico pieno a una personalit­à sopra le parti. Una figura adeguata a formare un esecutivo di tregua (o di scopo, o del presidente, o comunque si preferisca definirlo). Una rosa di opzioni su cui Mattarella potrebbe chiudere oggi stesso o, al più tardi, entro tre o quattro giorni.

Infatti, anche se i partiti gli hanno ripetuto «dacci ancora un po’ di tempo», il capo dello Stato ha avvertito tutti che «il tempo si sta esaurendo». Perciò non consentirà che le schermagli­e si trascinino nell’inconclude­nza. Specie se qualche partito si sente ancora in campagna elettorale (e le elezioni regionali in Molise e nel Friuli-venezia Giulia sono previste tra il 22 e il 29 aprile) e gioca a tirarla lunga. Vuole impegni precisi «altrimenti la gente», della quale si è dichiarato portavoce e quasi difensore civico, «non capirebbe». Su questo ha insistito con i suoi interlocut­ori anche per le diverse urgenze che premono. Tra le quali la questione siriana sovrasta angosciosa­mente ogni altra.

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(Lapresse) Al Quirinale Il capo dello Stato Sergio Mattarella, 76 anni, con il segretario generale Ugo Zampetti, 68

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