La fase due del Pd: pronti al confronto con chi avrà l’incarico
Il Pd si appresta alla possibilità dell’apertura di una fase nuova, cioè di quella che al Nazareno hanno ribattezzato come la «fase due», in vista di un eventuale incarico esplorativo e, soprattutto, nel caso in cui grillini e centrodestra non riescano a uscire dall’impasse in cui si trovano. L’obiettivo non è quello di entrare in un governo purchessia. Su questo la posizione resta la stessa, ma il Partito democratico si rende conto che non si potrà sottrarre dall’entrare in gioco e che il tema del governo potrebbe porsi a un certo punto sul tappeto.
Spiega chi ha partecipato all’incontro al Quirinale che neanche il presidente della Repubblica spinge i dem a entrare in un esecutivo: «Noi abbiamo esplicitamente domandato a Mattarella se si aspettasse da parte nostra una qualche apertura che sbloccasse la situazione e ci ha risposto di no. Capisce benissimo la nostra posizione. Del resto immaginiamo che il presidente si senta rassicurato dal fatto che comunque qualcuno che governa c’è come si è visto oggi con Gentiloni che gestisce la crisi internazionale con gli alleati».
Però gli stessi renziani ritengono che questa loro linea non debba coincidere con l’immobilismo. Se ne è parlato ieri al Nazareno e ne hanno poi discusso in serata alcuni esponenti del Partito democratico che si sono incontrati in Transatlantico: Lorenzo Guerini, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e il vicepresidente della Camera Ettore Rosato. Il tema era: come prepararsi al momento in cui, in caso di incarico esplorativo, si apriranno le consultazioni programmatiche e politiche con il premier designato. «Torneremo in gioco per forza», è opinione comune. Ironizza a questo proposito il vicepresidente della Camera Ettore Rosato: «Il vero rischio è che i nostri futuri interlocutori, Di Maio in primis, sono talmente ansiosi di trovare i numeri per andare a Palazzo Chigi che ci direbbero di sì su qualsiasi proposta programmatica per cercare di incastrarci. Ed è un rischio che dobbiamo aggirare calibrando bene i punti e i contenuti da portare al futuro giro di consultazioni per formare il governo».
Dunque il Pd sta preparando l’agenda con cui presentarsi all’appuntamento. Il che non significa aprire a un governo del centrodestra, magari presieduto da Giancarlo Giorgetti, o a un esecutivo dei 5 Stelle guidato da Luigi Di Maio. L’obiettivo è un altro, spiegano al Nazareno. Ossia quello di «dimostrare che non siamo sull’aventino, ma che continuiamo a fare politica e che siamo in grado di aprire contraddizioni nel campo dei vincitori». E anche ad affrontare la questione del governo se dovesse presentarsi. Ma con un faro: il Pd non farà da stampella a nessuno.