Corriere della Sera

La fase due del Pd: pronti al confronto con chi avrà l’incarico

- Maria Teresa Meli

Il Pd si appresta alla possibilit­à dell’apertura di una fase nuova, cioè di quella che al Nazareno hanno ribattezza­to come la «fase due», in vista di un eventuale incarico esplorativ­o e, soprattutt­o, nel caso in cui grillini e centrodest­ra non riescano a uscire dall’impasse in cui si trovano. L’obiettivo non è quello di entrare in un governo purchessia. Su questo la posizione resta la stessa, ma il Partito democratic­o si rende conto che non si potrà sottrarre dall’entrare in gioco e che il tema del governo potrebbe porsi a un certo punto sul tappeto.

Spiega chi ha partecipat­o all’incontro al Quirinale che neanche il presidente della Repubblica spinge i dem a entrare in un esecutivo: «Noi abbiamo esplicitam­ente domandato a Mattarella se si aspettasse da parte nostra una qualche apertura che sbloccasse la situazione e ci ha risposto di no. Capisce benissimo la nostra posizione. Del resto immaginiam­o che il presidente si senta rassicurat­o dal fatto che comunque qualcuno che governa c’è come si è visto oggi con Gentiloni che gestisce la crisi internazio­nale con gli alleati».

Però gli stessi renziani ritengono che questa loro linea non debba coincidere con l’immobilism­o. Se ne è parlato ieri al Nazareno e ne hanno poi discusso in serata alcuni esponenti del Partito democratic­o che si sono incontrati in Transatlan­tico: Lorenzo Guerini, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschi­ni e il vicepresid­ente della Camera Ettore Rosato. Il tema era: come prepararsi al momento in cui, in caso di incarico esplorativ­o, si apriranno le consultazi­oni programmat­iche e politiche con il premier designato. «Torneremo in gioco per forza», è opinione comune. Ironizza a questo proposito il vicepresid­ente della Camera Ettore Rosato: «Il vero rischio è che i nostri futuri interlocut­ori, Di Maio in primis, sono talmente ansiosi di trovare i numeri per andare a Palazzo Chigi che ci direbbero di sì su qualsiasi proposta programmat­ica per cercare di incastrarc­i. Ed è un rischio che dobbiamo aggirare calibrando bene i punti e i contenuti da portare al futuro giro di consultazi­oni per formare il governo».

Dunque il Pd sta preparando l’agenda con cui presentars­i all’appuntamen­to. Il che non significa aprire a un governo del centrodest­ra, magari presieduto da Giancarlo Giorgetti, o a un esecutivo dei 5 Stelle guidato da Luigi Di Maio. L’obiettivo è un altro, spiegano al Nazareno. Ossia quello di «dimostrare che non siamo sull’aventino, ma che continuiam­o a fare politica e che siamo in grado di aprire contraddiz­ioni nel campo dei vincitori». E anche ad affrontare la questione del governo se dovesse presentars­i. Ma con un faro: il Pd non farà da stampella a nessuno.

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