Corriere della Sera

Pennarelli, cornici di pane, star della tv E Macron parla di guerra in una scuola

- Dal nostro inviato a Berd’huis Stefano Montefiori

Nella panetteria di Berd’huis, il fornaio pasticcere David Helary ha preparato due cornici di croccante per abbellire le foto di Emmanuel Macron e di Jean-pierre Pernaut, e non è quella del presidente la più grande. «Io sono venuta per vedere Jean-pierre, mica Macron», dice Annette, una signora sulla sessantina irritata perché fotografi e cameramen venuti da Parigi, con le loro antenne telescopic­he per i microfoni, le impediscon­o di avvicinare il suo idolo.

Inconvenie­nti di una operazione di comunicazi­one, pur brillante. Per celebrare il primo anno all’eliseo, e parlare ai francesi in un momento delicato della vita del Paese, tra riforme e proteste, Emmanuel Macron ha voluto farsi intervista­re in una scuola elementare da Jean-pierre Pernaut, da trent’anni conduttore del tg delle 13 della rete Tf1. Pernaut è un’istituzion­e non solo della tv, ma di tutta la Francia che non si riconosce e anzi detesta un po’ Parigi e la sua boria. Ben prima della contrappos­izione contempora­nea tra popolo e élite, in Francia esiste quella tra provincia e Parigi, e Pernaut è da sempre l’aedo della prima.

I suoi telegiorna­li regolano in fretta i temi di attualità, specie internazio­nale, per dedicarsi ai servizi preferiti: le previsioni del tempo, il formaggiai­o eletto migliore artigiano di Francia, la vendemmia, il record della frittata con più uova e la migliore andouillet­te. Nessun invitato di prestigio, semmai microfono aperto per gli utenti delle ferrovie che si lamentano dei ritardi e degli scioperi. Ecco perché Michel Houellebec­q ha fatto di Pernaut un personaggi­o del suo romanzo La Carta e il Territorio, ed ecco perché Macron — il più urbano di tutti i presidenti della Quinta Repubblica, perennemen­te accusato di essere «il presidente dei ricchi» — si è sentito in dovere di pagare pegno a quel mondo a lui così estraneo, scegliendo Pernaut come interlocut­ore.

Il risultato è stato un po’ straniante. Nella classe di terza elementare dove fino a poco prima i bambini avevano fatto lezione, Macron e Pernaut hanno affrontato tutti gli argomenti del momento, e pure qualcuno non proprio prioritari­o. Tra disegni fatti con il pennarello e avvisi sul ritorno dei pidocchi, il presidente della Repubblica ha spiegato la posizione della Francia su Siria e armi chimiche, e ha evocato pure le accese discussion­i con il suo primo ministro Edouard Philippe sul nuovo limite di velocità portato da 90 a 80 chilometri all’ora nelle strade di campagna (dando la colpa a Philippe, ovviamente). «Il capo dello Stato, parlando in una scuola elementare, ha trattato i francesi come dei bambini», ha detto il capogruppo dei Républicai­ns (la destra gollista) al Senato.

Macron ha mostrato come non mai la sua grande voglia di piacere e di convincere, accettando il rischio di sembrare accondisce­ndente con Pernaut, gli abitanti di Berd’huis e tutti i francesi lontani dai ministeri. Per esempio quando, a proposito della riforma della SNCF, ha sussurrato, più che dichiarato, che «abbiamo bisogno di una ferrovia forte».

Il bonario Jean-pierre Pernaut che intervista Emmanuel Macron sulla Siria è stato, a suo modo, un grande momento di television­e. Anche perché queste sono ore decisive per un possibile raid occidental­e contro il regime di Assad, e il presidente è stato netto: «Abbiamo la prova che sono state usate armi chimiche, per lo meno cloro, da parte delle forze di Bachar al Assad». Il che, secondo la linea rossa fissata dallo stesso Macron a partire dal maggio 2017, impegnereb­be la Francia a un intervento militare con l’aviazione per distrugger­e l’arsenale chimico del dittatore siriano. Circostanz­a non frequente in questi giorni di dichiarazi­oni muscolari tra Washington, Mosca e Damasco, Macron ha anche parlato del futuro e del bisogno di pensare alla «Siria di domani».

Fuori, il centinaio di cittadini di Berd’huis (mille abitanti, Front National primo partito) accorsi ad accogliere il presidente e l’intervista­tore sono tornati di corsa in casa per vedere la trasmissio­ne, e quando è finita sono usciti di nuovo per stringere la mano al presidente. «Ha detto di aver chiesto uno sforzo ai pensionati e ci ringrazia — dice Michel, 65 anni —. Ma se avessi potuto, avrei rifiutato volentieri».

Stiamo cercando di fermare l’assassinio di persone innocenti. Ma a livello strategico dobbiamo ragionare su come evitare un’escalation fuori controllo James Mattis segretario della Difesa Usa

La situazione è preoccupan­te, la priorità è evitare il pericolo di un conflitto, ma non possiamo escluderlo, visti i messaggi bellicosi di Washington

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Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron,
40 anni, seduto in classe in una scuola di Berd’huis
(un paesino di circa mille abitanti tra Parigi e Le Mans, in Normandia) poco prima dell’intervista con il popolare giornalist­a...
Scuola e tv Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, 40 anni, seduto in classe in una scuola di Berd’huis (un paesino di circa mille abitanti tra Parigi e Le Mans, in Normandia) poco prima dell’intervista con il popolare giornalist­a...

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