Corriere della Sera

Tirreno Power, 26 a processo per disastro ambientale

- A. P.

Ventisei fra dirigenti, manager e membri del consiglio di amministra­zione di Tirreno Power presenti in azienda tra il 2003 e il 2014 saranno processati per disastro ambientale e sanitario colposo. Le accuse sono legate alle emissioni della centrale a carbone di Vado Ligure, oggi riconverti­ta a metano, di proprietà della società controllat­a in pari quote dal colosso francese Gdf Suez (ora Engie) e da Energia italiana che fa capo a Sorgenia (fino al marzo 2015 controllat­a da una holding che era per il 65% del gruppo Cir e per il 35% dell’austriaca Verbund). Lo ha stabilito il giudice di Savona che ha accolto le richieste di rinvio a giudizio formalizza­te dalla Procura ligure, al termine di un’indagine su 427 morti definite «anomale» tra il 2000 e il 2007 per malattie respirator­ie e cardiovasc­olari. Secondo le consulenze dell’accusa, tra il 2005 e il 2012 sono stati oltre 2 mila i ricoveri di adulti per malattie respirator­ie e cardiovasc­olari. Nello stesso periodo, sempre per la procura, sono stati 586 i bambini ricoverati per patologie respirator­ie. Tra le persone rinviate a giudizio (il processo inizierà l’11 dicembre e vedrà fra le parti civili il ministero dell’ambiente) Giovanni Gosio, direttore generale di Tirreno Power dal 2003 al 2014, e Massimo Orlandi, presidente del cda in diversi periodi. A giudizio anche consiglier­i e direttori di dipartimen­to e manager che si sono succeduti dal 2004 al 2014. L’inchiesta si era chiusa il 17 giugno 2015 con 86 indagati ed era culminata l’11 marzo 2014 con il sequestro della centrale di Vado Ligure. Tra gli indagati l’ex presidente della Regione Claudio Burlando, la cui posizione è stata archiviata con quella di tutti i politici. La chiusura della centrale fu accompagna­ta da accese polemiche tra ambientali­sti e chi si schierò con l’azienda a difesa dei posti di lavoro, in parte salvati dalla recente riconversi­one a metano. Il rinvio a giudizio «è un passaggio obbligato dopo un decennio di indagini e imputazion­i che si sono progressiv­amente alleggerit­e», ha commentato l’azienda.

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