La primavera che non c’è
Clima instabile, con il 74% di pioggia in più rispetto alla media Gli scienziati: è il surriscaldamento a rendere il tempo più variabile Il cambio di stagione? Arriverà dalla terza decade di aprile
Quando inizia la primavera ci si aspetta subito il bel tempo e scatta la voglia di uscire e indossare abiti più leggeri. Ma i cambiamenti climatici in atto stanno stravolgendo tutto: sia il meteo sia le nostre convinzioni, sedimentate da secoli. «L’aumento delle temperature globali causa maggiore evaporazione e un incremento dell’energia nell’atmosfera», spiega Daniele Contini, responsabile della sede di Lecce dell’istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr. «Gli eventi estremi diventano norma: aumenta la variabilità alternando anni siccitosi a stagioni più piovose. L’italia, stretta e lunga tra Alpi e Mediterraneo, è in una delle aree sottoposte a maggiori cambiamenti».
Nel mese di marzo ha piovuto molto: il 74% in più rispetto alla media nazionale del periodo di riferimento (1971-2000), con punte fino al 300-400% in più in alcune aree del Centro e della Sardegna Sud-orientale. Negli ultimi tre giorni sono caduti 217 millimetri di pioggia a Pian d’audi a Corio (provincia di Torino), ieri mattina in provincia di La Spezia le frane hanno interrotto alcune strade e fatto evacuare una casa. Nel primo pomeriggio Pavia è stata colpita da una violenta grandinata con seri danni alle coltivazioni, ha ceduto il tetto di una scuola e 150 studenti sono stati allontanati. «Dal dicembre scorso abbiamo avuto un allarme meteo ogni tre giorni», ha sottolineato Alessia Bettini, assessore all’ambiente del Comune di Firenze.
Eppure per Michele Brunetti, ricercatore di Isac-cnr, «stiamo vivendo una primavera da manuale». Non c’è stato nulla di anomalo nei primi 21 giorni di primavera, la stagione con il clima più variabile di tutte, sottoposta ai colpi di coda dell’inverno, specie nelle prime settimane. «È tra le più normali degli ultimi tempi — aggiunge —: è stata quella dell’anno scorso a uscire dalle medie a causa delle alte temperature». E ad accrescere in noi il convincimento che primavera è sinonimo di «quasi estate». Nel 2017 a metà aprile eravamo già alle prese con le zanzare, apparse un mese prima del previsto. Quest’anno a marzo la temperatura è stata di 0,09 gradi sopra la norma.
«Queste piogge di primavera sono anche una fortuna», spiega Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti. «Per il mondo agricolo risolvono una serie di problemi, come la crisi idrica nel Meridione dopo un inverno molto secco. Però rischiano di provocarne altri: i campi bagnati ostacolano le semine in programma in queste settimane. Se le piogge dovessero continuare, si chiuderebbe la finestra utile per la semina, senza contare le gelate di fine inverno. Stiamo monitorando la situazione, per ora non ci sono situazioni di allarme».
Il 2017 è stato l’anno più secco da quando esistono registrazioni affidabili, cioè dall’anno 1800, con un -27% complessivo di pioggia e punte anche del 70-80% in meno. Lo scorso anno siamo arrivati a primavera già in secca, poi l’estate con temperature record ha completato l’opera facendo prosciugare i bacini idrici. Che solo ora, con le piogge primaverili, si stanno riprendendo.
Ma nei prossimi giorni possiamo riporre impermeabili e ombrelli? Con cautela, avvertono gli esperti, perché il clima è ancora incerto. Per oggi permane una residua instabilità, resta l’allerta gialla di criticità idrogeologica in alcune Regioni (e neve in montagna con pericolo di valanghe). «Sabato si annuncia soleggiato ma ventoso, con temperature da inizio estate al Sud dove potranno raggiungere anche i 23 gradi», predice Nikos Chiodetto, meteorologo di 3bmeteo. «Domenica è previsto l’arrivo di una nuova perturbazione che interesserà il Centro-nord all’inizio della prossima settimana. Per vedere una piena primavera occorrerà attendere la terza decade di aprile. Ci sono buone speranze per i ponti del 25 Aprile e del 1° Maggio, anche se le previsioni sono ancora premature». Quindi, come dicevano le nonne: «Aprile, non ti scoprire».
L’agricoltura Se le precipitazioni continuassero rischierebbero di ostacolare la semina