NUOVO TUNNEL DA RIFARE SPRECHI, RISCHI, PROTESTE: FRANCIA «PIÙ LONTANA»
Così ridevano. «Le gallerie sono fatte con lo sputo». Dalle fondamenta spurgava acqua, i muri di contenimento cedevano. «Una cosa pazzesca, da fare schifo». Erano i dirigenti di Fincosit intercettati al telefono. L’azienda era responsabile dei lavori per il nuovo tunnel del Tenda, opera decisiva per rendere più moderni i collegamenti tra Italia e Francia. Undici mesi fa intervenne la magistratura, che sequestrò tutto. All’epoca era il più grande cantiere del Nord. Il prezzo da pagare per quella consapevole sciatteria viene fissato in questi giorni. Anas ha rescisso il contratto con Fincosit «per gravi inadempienze». L’azienda annuncia il ricorso al Tar. Il cantiere è fermo, o quasi. Mancavano venti mesi e tre chilometri di galleria. L’inaugurazione era prevista nel febbraio del 2020. Nella migliore delle ipotesi quella diventerà la data per la ripresa delle operazioni, sempre che scatti il subentro in cantiere, pratica complessa che prevede almeno un anno di gestazione, da parte dell’azienda arrivata seconda nella gara d’appalto. Nel caso il passaggio di consegne subisca intoppi, sarà necessario ripartire da zero con un nuovo bando, e allora arrivederci al 2027. Mercoledì all’imbocco del tunnel c’erano gli incolpevoli operai di Fincosit, una settantina di addetti arrivati da Puglia, Lombardia e Albania, che protestavano sotto la neve per la perdita dell’impiego. Alcuni imprenditori di Limone Piemonte, costretti a far circolare turisti e merci per il vecchio tunnel che risale alla fine dell’ottocento, annunciano una class action contro Anas. Oltralpe, il sindaco di Tenda Jean Pierre Vassallo ha consegnato una denuncia al prefetto di Nizza per «procurata catastrofe economica ed ecologica» chiedendo al governo francese di riscattare la propria quota del 42% sui 176 milioni del valore complessivo dell’appalto. E tutto questo per colpa di lavori «fatti alla c... di cane», come diceva divertito un dirigente Fincosit. Sai che ridere.