E Cannavacciuolo rinnova la locanda con 14 suite
Esperienza tra cibo e wellness in mezzo ai segreti del lago d’orta
Il Lago d’orta è per gli americani «the secret little sister of the Italian Lakes». Non è grande come il Garda né celebre come il Lario clooneyano, ma per il New York Times è «straordinariamente limpido, anche nel pieno dell’estate». Una fuga dalla realtà a meno di 100 chilometri da Milano e a 40 dall’aeroporto di Malpensa. Quelli che lo hanno scelto come seconda casa raccontano degli arrivi dalla città il venerdì sera: il sabato mattina si infilano le pedule per scalare il vicino Mottarone e la sera, dopo la scarpinata, si tuffano nel lago. In mezzo, le escursioni all’isola di San Giulio dal porticciolo di Orta, i picnic con la mortadella ortese e le gite in Val Formazza, attraverso i villaggi walser.
A dare una spinta in più a questo angolo di Piemonte, c’è un indirizzo che è diventato destinazione: Villa Crespi, la villa moresca costruita nel 1879, che ospita il ristorante stellato Antonino Cannavacciuolo. Intorno alla popolarità dello chef giudice di Masterchef è fiorito un turismo alla Montalbano: i turisti arrivano per provare l’esperienza gastronomica dello chef-star e nel contempo scoprono un territorio inatteso. Anche per questo Cinzia e Antonino Cannavacciuolo, coppia nella vita e nel lavoro da più di 20 anni, hanno rinnovato non solo la veranda e le sale del ristorante due stelle Michelin, ma anche le 14 suite distribuite su tre piani di Villa Crespi, affiliato alla catena Relais & Châteaux. La riapertura della «Dimora storica 5 stelle lusso» è avvenuta lo scorso 30 marzo ed ha svelato un restyling a tutto campo, pensato per offrire agli ospiti un’ esperienza completa alla «Cannavacciuolo», che inizia con la cena gourmet e prosegue con un weekend vista lago, tra massaggi, aperitivi ed escursioni. «Quando abbiamo preso in gestione Villa Crespi eravamo poco più che ventenni — racconta Cinzia Cannavacciuolo, anima dell’hotellerie —: io non avevo mai visto un paio di chiavi di casa, perché sono nata e cresciuta in un hotel, la mia è una famiglia di albergatori. Avevo già una professione in mano e insieme a mio marito abbiamo costruito un progetto che oggi sogniamo di esportare in altri luoghi».
Il restauro delle stanze è stato fatto con un approccio conservativo ed ha riguardato soprattutto l’illuminazione e la tinteggiatura. Ogni suite di Villa Crespi è un trionfo di ghirigori in gesso, stucchi e intarsi: i mobili sono d’epoca e le suite del secondo piano hanno un balconcino vista lago. Ad ognuna è stato dato il nome di una principessa e un colore diverso. La Rania, ad esempio, è dipinta di rosso porpora, tra soffitti decorati e lampadari in cristallo. In alcune c’è il caminetto e i letti a baldacchino sono alleggeriti da tessuti contemporanei.
Punto di forza del soggiorno sono le esperienze che Villa Crespi propone, dal pacchetto «Gli stambecchi del Cingino» (una gita nel Parco Regionale dell’alta Valle Antrona per avvicinarsi agli stambecchi che sfidano le leggi di gravità, ripresi anche dal National Geographic) fino alla possibilità di trascorrere due ore e mezza in cucina con la brigata dello chef. «Chi arriva a Villa Crespi può provare l’esperienza della cucina insieme ai sous chef e spesso anche in compagnia di Antonino». Si deve salire fino al terzo piano, nella wellness room, per scoprire quella parte dell’hotel in cui Cinzia Cannavacciuolo esprime tutta la sua passione per il Medioriente, tra ayurveda, erbe medicinali e campane tibetane. «Chi soggiorna a Villa Crespi abbina quasi sempre al percorso gastronomico un momento benessere psico fisico. Mi piace dire che il mio Oriente è tutto qui».