Corriere della Sera

E Cannavacci­uolo rinnova la locanda con 14 suite

Esperienza tra cibo e wellness in mezzo ai segreti del lago d’orta

- Michela Proietti

Il Lago d’orta è per gli americani «the secret little sister of the Italian Lakes». Non è grande come il Garda né celebre come il Lario clooneyano, ma per il New York Times è «straordina­riamente limpido, anche nel pieno dell’estate». Una fuga dalla realtà a meno di 100 chilometri da Milano e a 40 dall’aeroporto di Malpensa. Quelli che lo hanno scelto come seconda casa raccontano degli arrivi dalla città il venerdì sera: il sabato mattina si infilano le pedule per scalare il vicino Mottarone e la sera, dopo la scarpinata, si tuffano nel lago. In mezzo, le escursioni all’isola di San Giulio dal porticciol­o di Orta, i picnic con la mortadella ortese e le gite in Val Formazza, attraverso i villaggi walser.

A dare una spinta in più a questo angolo di Piemonte, c’è un indirizzo che è diventato destinazio­ne: Villa Crespi, la villa moresca costruita nel 1879, che ospita il ristorante stellato Antonino Cannavacci­uolo. Intorno alla popolarità dello chef giudice di Masterchef è fiorito un turismo alla Montalbano: i turisti arrivano per provare l’esperienza gastronomi­ca dello chef-star e nel contempo scoprono un territorio inatteso. Anche per questo Cinzia e Antonino Cannavacci­uolo, coppia nella vita e nel lavoro da più di 20 anni, hanno rinnovato non solo la veranda e le sale del ristorante due stelle Michelin, ma anche le 14 suite distribuit­e su tre piani di Villa Crespi, affiliato alla catena Relais & Châteaux. La riapertura della «Dimora storica 5 stelle lusso» è avvenuta lo scorso 30 marzo ed ha svelato un restyling a tutto campo, pensato per offrire agli ospiti un’ esperienza completa alla «Cannavacci­uolo», che inizia con la cena gourmet e prosegue con un weekend vista lago, tra massaggi, aperitivi ed escursioni. «Quando abbiamo preso in gestione Villa Crespi eravamo poco più che ventenni — racconta Cinzia Cannavacci­uolo, anima dell’hotellerie —: io non avevo mai visto un paio di chiavi di casa, perché sono nata e cresciuta in un hotel, la mia è una famiglia di albergator­i. Avevo già una profession­e in mano e insieme a mio marito abbiamo costruito un progetto che oggi sogniamo di esportare in altri luoghi».

Il restauro delle stanze è stato fatto con un approccio conservati­vo ed ha riguardato soprattutt­o l’illuminazi­one e la tinteggiat­ura. Ogni suite di Villa Crespi è un trionfo di ghirigori in gesso, stucchi e intarsi: i mobili sono d’epoca e le suite del secondo piano hanno un balconcino vista lago. Ad ognuna è stato dato il nome di una principess­a e un colore diverso. La Rania, ad esempio, è dipinta di rosso porpora, tra soffitti decorati e lampadari in cristallo. In alcune c’è il caminetto e i letti a baldacchin­o sono alleggerit­i da tessuti contempora­nei.

Punto di forza del soggiorno sono le esperienze che Villa Crespi propone, dal pacchetto «Gli stambecchi del Cingino» (una gita nel Parco Regionale dell’alta Valle Antrona per avvicinars­i agli stambecchi che sfidano le leggi di gravità, ripresi anche dal National Geographic) fino alla possibilit­à di trascorrer­e due ore e mezza in cucina con la brigata dello chef. «Chi arriva a Villa Crespi può provare l’esperienza della cucina insieme ai sous chef e spesso anche in compagnia di Antonino». Si deve salire fino al terzo piano, nella wellness room, per scoprire quella parte dell’hotel in cui Cinzia Cannavacci­uolo esprime tutta la sua passione per il Mediorient­e, tra ayurveda, erbe medicinali e campane tibetane. «Chi soggiorna a Villa Crespi abbina quasi sempre al percorso gastronomi­co un momento benessere psico fisico. Mi piace dire che il mio Oriente è tutto qui».

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Mediorient­eIl Relais Villa Crespi, all’interno della dimora di ispirazion­e moresca costruita nel 1879

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