Corriere della Sera

Divorzio e tenore di vita, due nodi per le Sezioni unite

Diritto Il massimo consesso della Cassazione deve pronunciar­si sulla sentenza che modifica i criteri di attribuzio­ne degli assegni per le coppie che si dividono

- Di Cesare Rimini

Non solo giudici, giuristi e avvocati esperti di diritto di famiglia attendono la sentenza della Corte di cassazione a Sezioni unite. Ma anche la gente comune non «addetta ai lavori», soprattutt­o coniugi ed ex coniugi, parla con disinvoltu­ra della Corte di cassazione a Sezioni unite.

Sembra dunque necessario dire, per i non tecnici, che nel nostro ordinament­o giuridico le Sezioni unite costituisc­ono l’organo più autorevole che è chiamato a pronunciar­si quando occorre dirimere contrasti tra le decisioni delle singole sezioni. Le Sezioni unite sono la massima espression­e della giurisprud­enza italiana.

Queste righe aprono fatalmente il discorso sul «tenore di vita» che secondo la ormai famosa sentenza della Cassazione del 10 maggio 2017 (caso Grilli-lowenstein) non è più un criterio di riferiment­o per la attribuzio­ne dell’assegno divorzile. Questo è il tema che sarà affrontato dalle Sezioni unite. È naturale che sia divenuto argomento di conversazi­one delle parti opposte, dei mariti che si sentono vessati dai pesanti assegni divorzili e delle mogli che si sentono private del riconoscim­ento dovuto al lavoro prestato in casa per reggere il peso di famiglia e figli. Un impegno che molte volte ha imposto la perdita totale o parziale del lavoro svolto fuori casa.

Ma c’è un altro tema di discussion­e che appassiona le parti in causa. L’orientamen­to giurisprud­enziale che determiner­à il nuovo profilo dell’assegno divorzile si applicherà certamente ai giudizi di divorzio in corso e per i quali non è stata ancora proposta domanda giudiziale. Si applicherà anche a quelli già pronunciat­i con sentenza passata in giudicato?

Finora qualche sentenza ha preso una strada bifronte che alcuni hanno definito una «foglia di fico», affermando che per cambiare le regole di un divorzio già passato in giudicato occorre che sussistano «giustifica­ti motivi sopravvenu­ti». Ma poi si è aggiunto che, se vengono indicati o profilati fatti nuovi rispetto alla situazione considerat­a nella sentenza, si applica il nuovo orientamen­to della Cassazione, quello che esclude la rilevanza del famigerato «tenore di vita». Basterebbe quindi una piccola modifica nella situazione di fatto per travolgere la vecchia sentenza sulla base del nuovo orientamen­to. Anche a questo proposito forse le Sezioni unite indicheran­no la soluzione.

Le conseguenz­e

Il nuovo orientamen­to si applicherà ai casi in corso Sarà così anche per quelli già passati in giudicato?

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy