Corriere della Sera

«Il Mulino» indica i vizi d’origine del bolscevism­o

Un numero sulle rivoluzion­i

- Di Antonio Carioti

Lineare e limpido, nella migliore tradizione della filosofia anglosasso­ne. È il ragionamen­to con cui descrive la mentalità rivoluzion­aria, in particolar­e quella dei bolscevich­i, Michael Walzer, intervista­to da Thomas Casadei sul nuovo numero della rivista «il Mulino», il primo firmato da Mario Ricciardi, subentrato come direttore a Michele Salvati. Un fascicolo sostanzial­mente monografic­o, quasi tutto dedicato al tema della rivoluzion­e, aperto da un interessan­te e vivace reportage di Claudio Giunta sullo stato miserevole in cui il caudillo populista Hugo Chávez e il suo successore, l’attuale presidente Nicolas Máduro, hanno ridotto il Venezuela. Senza contare gli interventi di Paolo Pombeni sul Sessantott­o e di Fernando D’aniello sugli esordi della Repubblica di Weimar

Torniamo però a Walzer. Che cosa caratteriz­za specificam­ente un’avanguardi­a rivoluzion­aria come quella forgiata da Lenin? Il filosofo americano, docente emerito di Princeton, lo spiega come meglio non si potrebbe: «I suoi membri ritengono di conoscere la verità in merito alla storia e alla società». Ciò li autolegitt­ima a reclamare «un diritto assoluto a esercitare la leadership e poi a governare». Non solo, una volta al potere, «sono radicalmen­te intolleran­ti» verso chi non riconosca la «verità» di cui sono in possesso. Chiunque la pensi diversamen­te può essere solo corrotto, plagiato dalla cultura borghese o reso inconsapev­ole dal condiziona­mento di un passato da cancellare. In ogni caso non ha titolo per dissentire e ancora meno per opporsi.

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