La rassegna che stavolta vuole stupire
Questa volta sarà difficile accusare Thierry Frémaux di aver selezionato i «soliti noti». A voler essere pignolo di opere prime ce n’è una sola, egiziana (Yomeddine di Abu Bakr Shawky) — mentre ce ne sono ben sei nella sezione parallela «Un Certain Regard», forse un record — ma non è tanto la statistica a contare quanto l’impressione di una selezione che può offrire molte sorprese, a cominciare dall’ultima regia di un regista che ha 87 anni ma è più giovane e inventivo di tanti trentenni, Le livre d’image di Jean-luc Godard. Se qualche titolo verrà sicuramente aggiunto nei prossimi giorni (ieri ne sono stati annunciati 18) e qualcuno sembra selezionato anche per il suo peso politico — l’iraniano Jafar Panahi e il russo Kirill Serebrennikov, entrambi in «libertà vigilata» nei propri Paesi — saranno sicuramente belle sorprese i film di Spike Lee sul Ku Klux Klan o di Pawel Pawlikovski su una storia d’amore durante la Guerra fredda, per non parlare delle opere che arrivano da Corea, Cina e Giappone, tutte di registi (Lee Chang-dong, Jia Zang-ke e Hirokazu Koreeda) che non sbagliano un titolo. E con un terzetto francese inaspettato e ben promettente (specie per il film di Stéphan Brisé, En Guerre) anche la selezione italiana fa molto ben sperare, con Garrone e Alice Rohrwacher cui si aggiunge Valeria Golino regista al «Certain Regard». Decisamente quest’anno Cannes ha voglia di farci stupire.