«Fake news? L’antidoto è la qualità»
Mimun, direttore del Tg5 che da lunedì si rinnova: oggi lo scoop è essere sempre affidabili
Uno studio più chiaro e moderno. Una grafica più contemporanea. Da lunedì il Tg5 si rinnova. Dal 2007 invece il direttore è sempre Clemente Mimun, uno che sommando anche Tg1, Tg2 e Tg Parlamento arriva a 24 anni di direzioni.
Nel 1992 fu tra i fondatori del nuovo tg di Canale 5...
«Il primo giorno fu fantastico ed elettrizzante: battemmo il Tg1 di Vespa di tremila spettatori».
In 26 anni solo tre direttori: Mentana, Rossella e lei. Differenze?
«In realtà è come se fosse uno solo. È stata un’evoluzione nella continuità. Ferma restando la linea editoriale stabilita alla nascita — vicini alla gente, lontani dal Palazzo — ognuno aveva le sue sensibilità. Mentana era molto attento alla cronaca; Rossella più patinato e interessato al costume e alla politica internazionale; io ho potenziato politica ed economia. Ora il nostro è un tg completo. Nell’affollamento dell’informazione, noi siamo forti e solidi».
Come si battono le fake
● Il Tg5 va in onda dal 13 gennaio 1992. Per la partenza del primo tg di Canale 5 c’erano Clemente Mimun (foto), Emilio Carelli, Lamberto Sposini, Cristina Parodi, Enrico Mentana e Cesara Buonamici
news, c’è una ricetta?
«I telegiornali come i quotidiani sono il vero antidoto alle fake news che circolano su internet. L’unica risposta alla fake news è l’informazione approfondita e di qualità».
E i giovani come si attraggono?
«Dimostrando che i nostri media sono precisi nell’assecondare le domande che vengono da loro, in fondo i loro interessi possono essere facilmente individuabili. Certo ci vorrebbero anche più giornalisti giovani nelle redazioni: il giusto mix tra l’autorevolezza e l’esperienza dei più navigati e la freschezza e il rinnovamento dei ragazzi».
Oggi la società, e dunque anche l’informazione, predilige la velocità della notizia alla calma dell’approfondimento.
«Mi chiedo dove vogliamo andare con tutta questa fretta. Capisco che bisogna declinare le notizie su più formati — web, tg, carta, radio — e ogni mezzo ha la sua specificità, ma la velocità non va d’accordo con la precisione e l’equilibrio. Certo se ho fame mangio il primo panino che capita, ma preferisco una pasta con il ragù cucinato per 8 ore».
Lo scoop di cui va più fiero?
«Il problema non è fare gli scoop, ma fare bene il proprio mestiere giorno per giorno, raccontare la quotidianità in modo interessante. I nostri scoop sono la continuità e l’affidabilità». Sorriso Clemente Mimun, 64 anni, nel nuovo studio. Dirige il Tg5 dal 2007
Chi la chiama di più: Forza Italia, Lega, Pd o 5 Stelle?
«Forse sanno che in caso di pressioni il vaffa è garantito. Comunque non telefona nessuno, al massimo lo faccio io per trovare conferma a certe indiscrezioni».
Avete un editore ingombrante...
«Chi dice che Berlusconi chiama per dettare la linea non lo conosce. Con lui poi sono legato da un sincero affetto umano. Quando ebbi l’ictus 7 anni fa chiamai Pier Silvio per dirgli che ero fuori gioco e non me la sentivo di continuare. Silvio mi richiamò 5 minuti dopo, poi venne a incoraggiarmi in ospedale, ma non volle che venisse dato risalto alla sua visita».
Nel 1992 c’erano anche Mentana e Sposini. Cosa vi lega?
«Un’amicizia profonda. Tra i ricordi più belli conservo una giornata in aeroporto: io reduce dall’ictus, Lamberto non in perfetta forma. Di tre ne facevamo uno buono. Quante risate».