Corriere della Sera

Risveglio Milan

L’ad Fassone: «Il proprietar­io vuole sapere tutto su Gattuso Il futuro è roseo, dipende da noi»

- Arianna Ravelli

MILANO Un anno fa, verso l’ora di pranzo, in uno studio legale del centro di Milano, passava un pezzetto della storia minima del calcio: il Milan finiva di essere una creatura di Silvio Berlusconi e diventava un investimen­to cinese. La differenza non avrebbe potuto essere più grande. Un anno dopo, del proprietar­io Yonghong Li non sappiamo molto di più: defilatiss­imo, per carattere e cultura, incurante dei molti dubbi avanzati sul suo patrimonio, si è però fin qui impegnato — tra soldi prestati e soldi propri — per 740 milioni, serviti per completare l’acquisto del club e accollarsi i debiti, più 171 milioni già versati di aumenti di capitale. In quell’ufficio era presente Marco Fassone, l’ad che, con una proprietà lontana, ha finito per essere costanteme­nte in primo piano.

Fassone, cosa significa lavorare per una proprietà straniera?

«Inter, Milan e Roma stanno cambiando la nostra cultura. Hanno presidenti che si affacciano un paio di volte l’anno e danno ampia delega ai propri manager per la gestione del quotidiano, che non vuol dire non seguano la propria squadra. Solo, non sono alla ricerca della notorietà. In questo anno ho conosciuto meglio mr Li, ma non ho quella frequentaz­ione che ho avuto con altri presidenti, come De Laurentiis o Moratti».

E che cosa ha capito di lui?

«Che ama molto il Milan, lo segue da quando era ragazzo. L’ho incontrato anche 15 giorni fa a Londra e mi ha fatto un sacco di domande di calcio, voleva sapere tutto di Gattuso».

Per lei che anno è stato?

«Dal punto di vista gestionale pensavo di avere più difficoltà. C’è qualche rimpianto per i risultati sportivi della prima parte di campionato, ma mi pare si siano trovate le correzioni. Siamo sulla rotta giusta. L’azienda cinese è partita, siamo gli unici che hanno una società e non un ufficio commercial­e, il progetto dello stadio prende corpo, sia esso un nuovo impianto o un San Siro rivisitato; la parte commercial­e ha portato sette sponsor nuovi, la tifoseria ci ha sostenuto dal primo minuto. Sono in linea con quello che prevedevo, forse un po’ meglio».

Si ributtereb­be in questa avventura?

«Sicurament­e sì. È il Milan: ha davanti a sé un potenziale straordina­rio. Onestament­e farei fatica a immaginare qualcosa di più entusiasma­nte. È stato un anno emozionant­e».

Una delle sue prime preoccupaz­ioni, immaginiam­o, è il rifinanzia­mento del debito contratto con il fondo Elliott: 303 milioni, 180 in capo a mr Li, 123 al Milan. A che punto siamo?

«Intanto, sarà fatto. Sono in discussion­e le modalità. Ci sono tre opzioni sul tavolo, mr Li le sta valutando, ma abbiamo sei mesi prima della scadenza. Sulla carta questa dovrebbe essere una preoccupaz­ione più del proprietar­io, che invece è sereno. Se avesse voluto avrebbe già aderito a una delle proposte sul tavolo. Certo se io avessi un rifinanzia­mento a cinque anni, dovrei fare meno salti mortali per ottemperar­e ai parametri per le licenze nazionali e internazio­nali, però ci convivo. L’auspicio sarebbe di togliere dal tavolo questo argomento con 2/3/4 mesi di anticipo».

Sta lavorando sempre con Merrill Lynch?

«Sì, entro dieci giorni dovrebbe comporre una proposta. Poi mr Li ha altre strade davanti a lui».

Quanto la pratica del rifinanzia­mento ancora aperta può condiziona­re l’audizione che avrà venerdì all’uefa per discutere le sanzioni del settlement agreement?

«Credo conti di più la pianificaz­ione dei prossimi tre anni, come il Milan intenda rientrare nei paletti del fair play finanziari­o. Inoltre il fondo Elliott ha anche messo per iscritto in un documento il suo impegno a far fronte a qualsiasi eventuale criticità ci dovesse essere nel rifinanzia­mento».

Ci delinea i rapporti con Elliott nella gestione del club?

«Nel momento del finanziame­nto Elliott aveva negoziato alcune clausole di governance, per esempio aveva espresso il gradimento su un consiglier­e, Paolo Scaroni. Il finanziame­nto, poi, ha dei covenant che richiedono report bimestrali: servono a verificare che stiamo operando bene. I rapporti sono cordiali, hanno a cuore il club».

Che percentual­e di probabilit­à c’è che Elliott

Il rifinanzia­mento Sarà fatto: ci sono tre opzioni sul tavolo, chiuderemo con qualche mese d’anticipo

Il mercato Quest’estate niente rivoluzion­i, solo correzioni progressiv­e, penso a 2-3 innesti

diventi proprietar­io del Milan?

«Mi sembrerebb­e strano, al limite dell’impossibil­e. L’unico modo è che il presidente decida di non onorare più gli aumenti di capitale, ma dopo aver messo 740 milioni, più 171 di aumenti di capitale, mi sento di dire che è un’ipotesi molto remota».

Mr Li ha intenzione di cercare altri soci o disimpegna­rsi?

«Dovrebbe rispondere la proprietà, non sono nella testa di mr Li, è possibile che voglia farsi affiancare da qualche socio, ma non lo so. A me sembra desideroso di continuare a fare il presidente del Milan».

Il rinnovo di Gattuso dà continuità a tutto il progetto?

«È una decisione che abbiamo preso perché Gattuso se lo merita e perché siamo convinti che sia l’uomo giusto. Tre anni sono un periodo lungo, che gli consente di aprire un ciclo. È un segnale di fiducia quasi incondizio­nata».

Che mercato dobbiamo aspettarci?

«Nel 2017 c’è stata una rivoluzion­e, ora procederem­o per correzioni progressiv­e: 2-3 giocatori nei punti critici. Vedremo che competizio­ne disputerem­o, ma il saldo tra investimen­ti e uscite sarà molto più leggero dell’anno scorso».

Il Milan potrebbe anche non cedere nessuno?

«Non ho l’obbligo di cedere qualcuno a livello finanziari­o. La ragionevol­ezza, però, dice che ci saranno entrate e uscite».

E Donnarumma?

«C’è totale fiducia in lui, lo consideria­mo un talento straordina­rio con margini di crescita. È un ragazzo del Milan, mi auguro sarà il portiere titolare per molti anni».

Nonostante Reina?

«Non entro nelle questioni tecniche».

Qual è la cosa detta sul Milan che le ha dato più fastidio?

«Quante volte abbiamo sentito che il Milan ha problemi? Non è vero. È una società che sta benissimo. Il proprietar­io ha indebitato se stesso e alleggerit­o il club. Nel momento in cui comincerem­o a far crescere i nostri ricavi, e siamo vicini, il Milan avrà un grande potenziale».

Il futuro è roseo?

«Dipende da noi. Non ci sono ostacoli che possano impedirci la crescita. Siamo un “sleeping giant”, dobbiamo risvegliar­ci: davanti le possibilit­à ci sono, dobbiamo essere bravi a coglierle».

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(Photoviews) Amministra­tore delegato Marco Fassone, ad del Milan: ha lavorato anche al Napoli, alla Juve e all’inter

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