Passa il Salisburgo
Europa League, il crollo e l’eliminazione in 19 minuti
SALISBURGO L’altra faccia di Roma è quella in lacrime della Lazio, sbattuta fuori dall’europa League in una notte di amarezza incancellabile. Si ferma ai quarti la squadra di Inzaghi sconfitta da un Salisburgo indiavolato e capace di riemerge dall’inferno per mandarci i biancocelesti, esclusi dalla coppa dopo aver accarezzato da vicino il sogno di ritrovare la semifinale 15 anni dopo l’ultima volta.
È un suicidio inatteso, consumato nel modo più crudele, perché in una partita fatta di paradossi la Lazio era andata in vantaggio pensando di aver messo la qualificazione in ghiaccio. Lo champagne, corretto alla Red Bull, sponsor di casa, lo beve invece il Salisburgo. Ai biancocelesti restano solo i cocci e il rammarico per aver sprecato la più grande delle opportunità.
È scritto che sia il match dell’offensiva per gli austriaci e della resistenza per la Lazio. In un’arena colorata di bianco e rosso, con una coreografia gigantesca e plastificata che profuma molto di nuovi soldi e poco di vecchia storia, il Salisburgo mette le ali. Si snatura un po’ nel tentativo di prendere la Lazio sulle fasce. Il tedesco Yabo e il coreano Hwang, altissimi esterni nel 4-3-3 impostato dal tecnico Rose, finiscono però per sbattere per un tempo contro Basta e Lulic. La squadra di Inzaghi si accontenta di contenere e non fatica neppure troppo. C’è molto studio, pochi pericoli: gli austriaci non hanno il coraggio di rischiare, la Lazio è attenta a non subire la rete che riaprirebbe il match. La strategia è colpire in ripartenza. In fondo a un primo tempo avaro, le occasioni buone le hanno i biancocelesti, Immobile però è due volte impreciso sotto porta: buca il pallone sull’assist di Milinkovic-savic, poi calcia sul portiere Illusione
Ciro Immobile realizza il gol dell’1-0 laziale. Poi arriverà il crollo (Reuters) il possibile vantaggio.
La coda del primo tempo è il principio d’incendio che infiamma la ripresa. S’alzano i ritmi e la partita si trasforma, come all’andata, in un terrificante luna park. La prima a salire sulla giostra è la Lazio che scatta avanti con la rete di Immobile. Il centravanti cancella i suoi fallimenti con una rete a giro stupenda. La partita dovrebbe essere in discesa, la qualificazione pure. Ma niente, i biancocelesti si suicidano. Il vantaggio dura lo spazio di un amen, perché Dabbur s’incunea al centro, Luiz Felipe sporca il suo tiro e Strakosha è battuto.
Lì il match diventa una lavagna senza schemi, un ring a chi le dà più forte. La Lazio ha il colpo del k.o., Luis Alberto lo spreca in modo indecente. Il grande spavento è la scossa per il Salisburgo, che si trasforma in una belva assettata di gol e ne scarica tre nel giro di quattro minuti. Haidara pesca il jolly con una rasoiata dalla trequarti, Hwang approfitta del buco lasciato da De Vrji e scarica il destro (sporcato da Radu) che batte Strakosha, Lainer in tuffo sul corner prolungato da Ramalho fa 4-1. L’inferno si materializza, i sogni di gloria si accartocciano, la Lazio se ne va a casa in una notte folle e senza senso.