Corriere della Sera

Berlusconi, il voto e le sue tv: forse hanno aiutato i populisti

- di Francesco Verderami

«Le nostre tivvù hanno nutrito i populisti», impreca ora Berlusconi, che dal 4 marzo cerca dei colpevoli ai quali addebitare il flop elettorale. Era proprio marzo, ma di un anno fa, quando Confalonie­ri disse al Foglio che in certe trasmissio­ni si stava «esagerando». E si chiese: «A che serve? E a chi giova?».

Un anno dopo, le parole del presidente di Mediaset possono apparire una profezia. In realtà era solo la previsione di chi schermisce il proprio fiuto politico dietro l’immagine del «lobbista». Allora Confalonie­ri difese le trasmissio­ni del Biscione e i suoi conduttori, «che sono bravi e non propongono fake news, ma c’è talvolta un eccesso nel racconto che non mi piace». È vero che ieri il direttore generale di Mediaset, Crippa, ha smentito «scenari complottis­ti» dietro il cambio della guardia che riguarda tre volti noti come Belpietro, Del Debbio e Giordano: «Sono nostre colonne che torneranno presto sui nostri schermi. Parlare di una rivoluzion­e anti-populista è un falso».

Restano tuttavia agli atti gli interrogat­ivi di Confalonie­ri e le imprecazio­ni postume di Berlusconi, che porta nel cuore «l’azienda» e la sponsorizz­a in ogni dove. Persino l’altro ieri ne ha parlato durante le consultazi­oni al Quirinale. È successo quando Salvini — presentand­o a Mattarella la parte del programma sul lavoro — ha spiegato «l’importanza del made in Italy, che vogliamo valorizzar­e». «In effetti — si è introdotto il Cavaliere — serve valorizzar­e le aziende del nostro Paese. Mediaset, per esempio, è una bella realtà. Virtuosa e italiana». Incurante di finire in fuorigioco per conflitto d’interessi, è come se il leader di Forza Italia avesse voluto esternare l’ansia per il futuro del Biscione, assediato da quei «populisti» che le sue tivvù avrebbero «nutrito».

Una versione che Confalonie­ri respinge. E chissà se prima o poi dirà in pubblico ciò che sostiene da un mese a questa parte in privato. Anche davanti a Berlusconi: «Basta con la storia del timore per le aziende. Abbiamo attraversa­to tante stagioni politiche: la Dc di De Mita, il Pci di D’alema e di Veltroni, l’era di Prodi con Gentiloni alle Comunicach­i zioni che ci fece un po’ sudare... Ma siamo qui, siamo una società quotata in borsa, con migliaia di persone che lavorano. E non dobbiamo temere nessuna ritorsione. Anche perché noi lavoriamo bene, ospitiamo tutti e li trattiamo alla pari: che si tratti di Renzi o di Di Maio. Lo dobbiamo al nostro pubblico, dato che campiamo con la pubblicità».

è seduto ai tradiziona­li pranzi di Arcore ha sentito il patron del Biscione fare spesso questo discorso nelle ultime settimane, soprattutt­o quando a tavola venivano prefigurat­i scenari apocalitti­ci per le aziende in caso di rovesci politici. «Scusate, non capisco questa concitazio­ne. Calma e gesso. Anche perché io penso che Salvini non romperà il centrodest­ra. Scusate, ma che convenienz­a ne trarrebbe?». Raccontano che così Confalonie­ri faceva riprendere colore all’amico di una vita. Eppoi è convinto di quello che dice: «Salvini non romperà. Fa il suo gioco, è normale. Ma si troverà un’intesa. E si farà un governo».

Non è dato sapere a quale tipo di governo e a quale intesa Confalonie­ri faccia riferiment­o, anche perché le divergenze tra Berlusconi e il capo della Lega sono sotto gli occhi di tutti. Si va dalle questioni politiche e si arriva persino a quelle calcistich­e. Tra i due, davanti al capo dello Stato, è andata in scena una spinosa controvers­ia che Mattarella non pensava di dover dirimere.

Il tifo al Colle L’ex premier ha detto al presidente di essere dispiaciut­o per la Juve Salvini: io ho goduto

D’un tratto, mentre si parlava di programmi, il Cavaliere si è messo a discutere di calcio: «Da italiano ho sperato che la Juventus riuscisse a vincere in Champions league. Avevo gioito per la Roma e pensavo che se dopo il Barcellona avessimo eliminato il Real Madrid, ci saremmo presi una piccola rivincita dopo l’esclusione dai Mondiali, battendo i migliori club della Spagna. Invece, peccato...».

Accomodato accanto a lui, Salvini ha preso ad agitarsi. E tutti hanno capito che si stava trattenend­o, finché rivolto verso Mattarella ha detto: «Presidente... Posso? Mi scusi eh, ma io ho goduto. Sono stato contento per la Roma, ma da milanista con la Juve non ce la faccio». Raccontano che Giorgetti si sia coperto il volto con le mani, fino a quando non ha visto il capo dello Stato sorridere divertito per questa particolar­e diversità di vedute tra alleati. È stata una breve pausa, poi: «Allora, riprendiam­o...».

 ?? (Lapresse) ?? Sorrisi Il leader della Lega Matteo Salvini, 45 anni, con i capigruppo di Camera e Senato Giancarlo Giorgetti, 51, e Gian Marco Centinaio, 46
(Lapresse) Sorrisi Il leader della Lega Matteo Salvini, 45 anni, con i capigruppo di Camera e Senato Giancarlo Giorgetti, 51, e Gian Marco Centinaio, 46

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