Corriere della Sera

Il Quirinale pronto a un esecutivo di «traghettam­ento» se la trattativa fallisce

- di Marzio Breda

«L’irresponsa­bilità al potere». Ecco come un intimo di Mattarella sintetizza la situazione creatasi dopo il secondo giro di consultazi­oni al Quirinale. Giro ancora una volta a vuoto. Che ha spiazzato e deluso anche lui, l’altra sera, quando l’accordo anticipato­gli poche ore prima dagli emissari dei 5 Stelle è evaporato davanti al centrodest­ra, presentato­si «graniticam­ente» unito con due parole d’ordine: Berlusconi non fa passi indietro né laterali, a noi — cioè a Salvini — la guida di Palazzo Chigi. Una mossa che ha azzerato tutto. A partire dagli impegni che il leader leghista aveva già assicurato a Di Maio. Lo stallo, dunque, continua e la partita si interrompe, mentre il capo dello Stato lancia una denuncia (per far capire ai cittadini quanto accaduto) che è anche una sfida (ai partiti). «Non ci sono stati progressi», ma all’italia serve «con urgenza» un governo che abbia «pienezza di poteri».

Come se ne esce? Intanto con una pausa supplement­are, fino a mercoledì o giovedì, per vedere se ulteriori riflession­i faranno lievitare novità. Da quel momento, si aprirà per Mattarella una doppia prospettiv­a, su cui comunque non ha ancora preso decisioni: 1) può dare un mandato esplorativ­o al presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, o a quello della Camera, Roberto Fico, perché indaghino per suo conto i definitivi orientamen­ti delle forze politiche; 2) può assegnare ai «vincitori» Salvini o Di Maio (tra loro in rivalità sulla premiershi­p) un preincaric­o, strumento non compromett­ente nel senso che può essere ritirato senza traumi.

Sarebbe l’ultima carta, tenuto conto che per il presidente l’intesa centrodest­ra-5 Stelle rimane l’opzione potenzialm­ente più solida. Certo, è subordinat­a a diverse variabili e va considerat­o che — a quanto pare — Berlusconi spera invece in un suo fallimento e non si adeguerà mai a offrire appoggi esterni se non vi sarà, da parte del Movimento grillino, un riconoscim­ento esplicito a lui e a Forza Italia. In caso contrario, se l’alleato Salvini fosse disposto a mollarlo pur di associarsi a Di Maio, l’ex Cavaliere sarebbe pronto addirittur­a a scatenargl­i contro una campagna all’insegna del «tradimento».

Sono boatos di Montecitor­io. In ogni caso riflettono le dinamiche e gli umori interni al centrodest­ra e hanno quindi una loro plausibili­tà. Come non sembra del tutto inverosimi­le l’altro scenario di cui il mondo politico sta strologand­o, secondo il quale, se si spezzasse il dialogo tra Salvini e Di Maio, il Pd potrebbe rientrare in gioco. In che modo? Con la candidatur­a a premier preincaric­ato (o addirittur­a con un mandato esplorativ­o, il che suona francament­e irreale) di Giancarlo Giorgetti, per formare un esecutivo con centrodest­ra e Partito democratic­o. Chi sostiene questa ipotesi si dice sicuro che, oltre all’avallo di Berlusconi e Matteo Renzi, dinanzi a quel nome, che garantireb­be la trazione leghista del governo, Salvini incontrere­bbe perfino con i suoi difficoltà a negare il proprio appoggio.

Machiavell­ismi e voci dalle quali il Colle si tiene lontano. Come non apprezza certe minacce sparate ieri. Per esempio l’ultima di Salvini: «Se le cose vanno avanti così, si torna al voto». Un petardo destinato a fare flop, dato che Mattarella l’ha spiegato chiaro ai suoi interlocut­ori, quando gli chiedevano ulteriori proroghe: «No, serve un governo presto. E non si torna alle elezioni né a giugno né a ottobre, perché sull’italia premono troppe urgenze interne e internazio­nali e perché dobbiamo perfeziona­re per tempo gli adempiment­i in campo economico ai quali ci vincola l’eurozona».

Niente urne, dunque. Mentre tra le chance estreme in mano al capo dello Stato c’è quella di un governo «di traghettam­ento». Scatterebb­e se i partiti, presentand­osi esausti e impotenti al Quirinale, dichiarass­ero forfait, affidandos­i a lui. A quel punto prenderebb­e l’iniziativa mandando in Parlamento una figura autorevole, in grado appunto di traghettar­e il Paese un po’ più in là. Oltre la palude.

d Dalle consultazi­oni di questi giorni emerge con evidenza che il confronto tra i partiti per dar vita a una maggioranz­a in Parlamento che sostenga un governo non ha fatto progressi

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Le attese dei nostri concittadi­ni, i contrasti nel commercio internazio­nale, le scadenze della Ue, le tensioni internazio­nali richiedono con urgenza un governo nel pieno delle sue funzioni

Le prime ipotesi

Un mandato esplorativ­o a Casellati o Fico. Oppure un preincaric­o ai vincitori

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(Imagoecono­mica) Davanti ai microfoni Terminati i colloqui per le consultazi­oni, con il presidente emerito Napolitano e con i presidenti delle Camere Fico e Casellati, il capo dello Stato Sergio Mattarella, 76 anni, si è trattenuto con la stampa per trarre un bilancio
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