Il Quirinale pronto a un esecutivo di «traghettamento» se la trattativa fallisce
«L’irresponsabilità al potere». Ecco come un intimo di Mattarella sintetizza la situazione creatasi dopo il secondo giro di consultazioni al Quirinale. Giro ancora una volta a vuoto. Che ha spiazzato e deluso anche lui, l’altra sera, quando l’accordo anticipatogli poche ore prima dagli emissari dei 5 Stelle è evaporato davanti al centrodestra, presentatosi «graniticamente» unito con due parole d’ordine: Berlusconi non fa passi indietro né laterali, a noi — cioè a Salvini — la guida di Palazzo Chigi. Una mossa che ha azzerato tutto. A partire dagli impegni che il leader leghista aveva già assicurato a Di Maio. Lo stallo, dunque, continua e la partita si interrompe, mentre il capo dello Stato lancia una denuncia (per far capire ai cittadini quanto accaduto) che è anche una sfida (ai partiti). «Non ci sono stati progressi», ma all’italia serve «con urgenza» un governo che abbia «pienezza di poteri».
Come se ne esce? Intanto con una pausa supplementare, fino a mercoledì o giovedì, per vedere se ulteriori riflessioni faranno lievitare novità. Da quel momento, si aprirà per Mattarella una doppia prospettiva, su cui comunque non ha ancora preso decisioni: 1) può dare un mandato esplorativo al presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, o a quello della Camera, Roberto Fico, perché indaghino per suo conto i definitivi orientamenti delle forze politiche; 2) può assegnare ai «vincitori» Salvini o Di Maio (tra loro in rivalità sulla premiership) un preincarico, strumento non compromettente nel senso che può essere ritirato senza traumi.
Sarebbe l’ultima carta, tenuto conto che per il presidente l’intesa centrodestra-5 Stelle rimane l’opzione potenzialmente più solida. Certo, è subordinata a diverse variabili e va considerato che — a quanto pare — Berlusconi spera invece in un suo fallimento e non si adeguerà mai a offrire appoggi esterni se non vi sarà, da parte del Movimento grillino, un riconoscimento esplicito a lui e a Forza Italia. In caso contrario, se l’alleato Salvini fosse disposto a mollarlo pur di associarsi a Di Maio, l’ex Cavaliere sarebbe pronto addirittura a scatenargli contro una campagna all’insegna del «tradimento».
Sono boatos di Montecitorio. In ogni caso riflettono le dinamiche e gli umori interni al centrodestra e hanno quindi una loro plausibilità. Come non sembra del tutto inverosimile l’altro scenario di cui il mondo politico sta strologando, secondo il quale, se si spezzasse il dialogo tra Salvini e Di Maio, il Pd potrebbe rientrare in gioco. In che modo? Con la candidatura a premier preincaricato (o addirittura con un mandato esplorativo, il che suona francamente irreale) di Giancarlo Giorgetti, per formare un esecutivo con centrodestra e Partito democratico. Chi sostiene questa ipotesi si dice sicuro che, oltre all’avallo di Berlusconi e Matteo Renzi, dinanzi a quel nome, che garantirebbe la trazione leghista del governo, Salvini incontrerebbe perfino con i suoi difficoltà a negare il proprio appoggio.
Machiavellismi e voci dalle quali il Colle si tiene lontano. Come non apprezza certe minacce sparate ieri. Per esempio l’ultima di Salvini: «Se le cose vanno avanti così, si torna al voto». Un petardo destinato a fare flop, dato che Mattarella l’ha spiegato chiaro ai suoi interlocutori, quando gli chiedevano ulteriori proroghe: «No, serve un governo presto. E non si torna alle elezioni né a giugno né a ottobre, perché sull’italia premono troppe urgenze interne e internazionali e perché dobbiamo perfezionare per tempo gli adempimenti in campo economico ai quali ci vincola l’eurozona».
Niente urne, dunque. Mentre tra le chance estreme in mano al capo dello Stato c’è quella di un governo «di traghettamento». Scatterebbe se i partiti, presentandosi esausti e impotenti al Quirinale, dichiarassero forfait, affidandosi a lui. A quel punto prenderebbe l’iniziativa mandando in Parlamento una figura autorevole, in grado appunto di traghettare il Paese un po’ più in là. Oltre la palude.
d Dalle consultazioni di questi giorni emerge con evidenza che il confronto tra i partiti per dar vita a una maggioranza in Parlamento che sostenga un governo non ha fatto progressi
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Le attese dei nostri concittadini, i contrasti nel commercio internazionale, le scadenze della Ue, le tensioni internazionali richiedono con urgenza un governo nel pieno delle sue funzioni
Le prime ipotesi
Un mandato esplorativo a Casellati o Fico. Oppure un preincarico ai vincitori