Corriere della Sera

Zanda: Maurizio resti in sella Temo l’asse tra i vincitori però va fatto un confronto

«D’alema e Bersani? L’unità è il primo obiettivo»

- di Monica Guerzoni

Il governo giallo-verde nascerà e il Pd, per l’ex presidente dei senatori Luigi Zanda, non dovrà sottrarsi al confronto: «Sono stupito che in una situazione così difficile, con un rischio di guerra nel nostro Mediterran­eo, i partiti non affrettino i loro tempi. Penso che Mattarella abbia fatto benissimo a segnare questa accelerazi­one». Quale governo nascerà?

«Le consultazi­oni confermano l’attrazione fatale tra 5 Stelle e Lega, che hanno in comune l’uso spregiudic­ato della demagogia antisistem­a. È un collante che servirà a superare ostacoli come la premiershi­p e il rapporto con Berlusconi. Ma alla fine credo che faranno il governo e lo temo, perché è l’ipotesi più destabiliz­zante per l’italia». Il Pd resterà alla finestra?

«Il Pd non può fare governi con forze che non condividon­o i fondamenta­li dei nostri princìpi politici. Su questi punti va fatto il confronto, anche con i 5Stelle e con il centrodest­ra. Se non altro aiuterebbe a spiegare meglio le ragioni della nostra opposizion­e. Il Pd deve sfidarli, perché si schierino a favore della democrazia parlamenta­re rappresent­ativa e rinneghino la democrazia dei clic».

Una sfida che deve riguardare anche la politica estera?

«Debbono schierarsi in modo definitivo. Stanno con l’occidente europeo o con l’oriente di Putin? Ritengono necessario avere una maggiore unione dell’europa politica, economica, della difesa e del fisco? Credono nel pareggio di bilancio?». Il Pd potrebbe dire sì a un governo del presidente?

«Di queste cose si può parlare solo quando sono ben definite, altrimenti si fa solo fantasia politica».

Le risulta che Renzi mediti aperture al governo?

«Non ritengo probabile che Renzi cambi linea in poche settimane».

Il Pd si infilerà nel varco che Franceschi­ni ha aperto al fronte dialogante?

«La posizione di Franceschi­ni, presente in molte aree del partito, è coerente con la

nostra democrazia. Al Pd serve dialogo e una profonda riflession­e su se stesso». Martina è ancora in gara come candidato di tutti?

«Ha fatto il vicesegret­ario su designazio­ne di Renzi e sta facendo molto bene il reggente. Credo che vada confermato come segretario. Il Pd ha bisogno di stabilità e sottoporlo

ad altre lacerazion­i interne sarebbe incomprens­ibile».

Per Orlando ed Emiliano il rinvio dell’assemblea nazionale, chiesto dai renziani, è uno strappo allo Statuto. E per lei?

«Prima che ci sia il governo non si fa un’assemblea che può cambiare gli assetti». Il Pd litiga sul congresso. Quando dovrà tenersi?

«Dopo una sconfitta drammatica è un congresso importanti­ssimo. L’essenziale è che non sia improvvisa­to, ma venga preparato bene negli organismi periferici e centrali». Renzi ha i numeri per dettare la linea?

«Renzi ha una sua forza nei gruppi parlamenta­ri e nel partito. Ma per me, con le dimissioni, si sarebbe dovuto produrre un taglio netto».

Tenderebbe la mano a D’alema e Bersani per ricostruir­e il centrosini­stra?

«Con le nostre divisioni abbiamo lasciato che la maggioranz­a sia andata ad altre forze. Se sommiamo i voti del Pd con Leu e con i nostri voti che sono andati a 5Stelle e Lega e se calcoliamo che almeno il 10% degli astenuti è della nostra area, vediamo come il bacino del centrosini­stra sia tuttora superiore al 40%. L’unità dovrebbe essere il primo obiettivo di tutti noi».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy