Corriere della Sera

La palestra anticamorr­a rimasta senza soldi Maddaloni: «Aiutateci o tra un mese chiudo»

Il judoka di Scampia: de Magistris mi chiede l’affitto

- Di Goffredo Buccini (Salvatore Laporta/ Kontrolab)

In quarantaqu­attro anni sul tatami non s’è mai arreso. E anche adesso Gianni Maddaloni premette: «Sono sotto pressione ma non ho paura». Senza paura, contempla la possibile sconfitta: «Affogo nei debiti!». Provando però un ultimo «gaeshi», un contrattac­co: «De Magistris mi ha preso di mira. So che gli hanno tagliato i soldi, e ancora lo giustifico, ci sta ‘o dissesto... Però qua stiamo morendo. I sindaci prima di lui ci sostenevan­o, stavamo in comodato, la Iervolino mi diceva: “Gianni, tu lavori per il quartiere, la locazione al Comune non la paghi!”. Lui invece mi manda la bolletta. Ecco qua il versamento di aprile: 1.755 euro di canone, scadenza il 15. Se non mi aiutano, tra un mese, un mese e mezzo, devo chiudere».

Una pessima notizia s’avanza da Scampia, nella Napoli sfregiata dalla mitologia storta di Gomorra, tra i guaglioni di strada che studiano da malacarne: «‘O Maé» non regge tra affitto e spese, sta per tirare giù la saracinesc­a dello Star Judo Club che solo con superficia­lità si può definire una palestra. Perché è molte altre cose questo grande capannone di proprietà comunale piantato sotto le Vele e riadattato con coraggio ai guai e ai bisogni di un popolo: è la calamita che strappa i ragazzini alle baby gang e li spinge alla disciplina, non solo sportiva; è conforto alle mamme, minestra calda ai più poveri, riscatto per i detenuti ai servizi sociali. Lui, «‘O Maé», «Il Maestro», è anche un po’ il papà che a tanti suoi allievi manca. E proprio da padre (all’antica) si comporta, rifilando qualche ceffone terapeutic­o a chi sgarra, passando la paghetta settimanal­e a chi riga dritto e ne ha bisogno. Ha ispirato fiction, incassato pubbliche lodi, portato i propri figli a diventare medaglie d’oro (Pino è olimpionic­o di Sydney 2000). Poi ha riempito il tatami di questi nuovi figli.

Per capire quanto ce ne sia bisogno, basta un dato dei carabinier­i napoletani: solo ad aprile dell’anno scorso sono stati denunciati a Scampia 370 genitori che non mandavano i figli alla scuola dell’obbligo. Qui la scuola si fa sul pianerotto­lo, col coltello al posto della penna.

Familismo morale

‘O Maé tiene gratis in palestra i più sgarrupati, spesso facendone campioncin­i, certo non per lucro. Su 600 iscritti, solo 150 pagano la retta, «20 euro al mese». Ai ragazzini Bes (con Bisogni educativi speciali, secondo il ministero) pone due domande semplici: «Vuoi diventare figlio mio? Vuoi entrare nel clan Maddaloni?»: la risalita dall’abisso, per tanti cresciuti con il vero padre a Poggioreal­e, comincia con un doppio sì.

È paternalis­mo? Di più: è familismo. Gianni ‘O Maé propone il proprio clan come alternativ­a ai clan d’origine. Con una differenza: nel suo clan «la camorra fa schifo», la legge è il bene. Dunque è familismo morale, questo. Il contrario del familismo amorale che, come sosteneva Banfield sessant’anni fa, condanna il Sud a restare indietro. Se il capitale sociale ha un senso, Gianni rimarrà pure senza il becco d’un quattrino ma a Scampia ha aperto una miniera d’oro.

La bambina e la coca

«Qui si gioca tutto sulla scuola e sui modelli», spiegano i vecchi maresciall­i di strada. E non solo a Scampia. Napoli è una città che ha nel suo centro mali simili alle periferie. Nell’ultimo blitz al Pallonetto di Santa Lucia, i carabinier­i del generale Del Monaco hanno liberato una bambina di 8 anni che confeziona­va dosi di cocaina (negli ultimi tre mesi i minorenni denunciati sono venti tra città e provincia). Le «stese» sono cosa quotidiana, al centraliss­imo Chiatamone come tra i bar di piazza Trieste Gianni Maddaloni, 61 anni, fondatore dello «Star Judo Club Napoli» nel quartiere di Scampia. Nella palestra allena e educa 600 ragazzini e Trento. «Il mio mito era il capoclan di zona, mo’ quando ‘O Maé parla prendo appunti, con onore fino all’ultimo respiro...», ci diceva qualche mese fa Ciro, 17 anni, un ex bambino delle Vele, figlio e fratello di spacciator­i, che pestava i coetanei con la sua baby gang e che Maddaloni ha strappato a un destino di galera sicura facendone un atleta.

La lingua dei guaglioni

«Io vengo dal rione San Gaetano, quello dei Capitoni. Mio fratello è morto carcerato perché aveva sbagliato compagnia», esordisce ogni volta ‘O Maé quando va a insegnare la vita a classi di ragazzini abituati a prendere a pernacchie i professori: «Voi volete morire in galera o fare l’amore con le femmine?». Conosce la loro lingua: da ragazzo è scampato alla strada grazie a una mamma tostissima che lo raddrizzav­a a sberle. Può proporre ricette poco ortodosse, come quando dice: «Non vogliono studiare? Non insistiamo, insegniamo­gli un lavoro, se no si drogano, si perdono e i professori diventano schiavi loro». Può essere politicame­nte scorretto o indigesto, una certa retorica machista gli viene naturale, ma provateci voi a far lezione a guaglioni che vi dicono: «Cà stammo perdenno tiempo, mo’ ti sparo in capa».

‘O Maé rilancia: «A Ciro Borriello, l’assessore di de Magistris, ho proposto: facciamo che in palestra nessuno paga e voi avrete messo sul territorio lo sport come diritto della gente». Ma le lingue s’imbroglian­o, parlare coi guaglioni è certo più facile. La Cittadella dello Sport, per la quale si è speso anche Giovanni Malagò, resta ancora un sogno. La realtà per ora sono bollette, tasse, canoni, l’agenzia delle entrate... Lui, ammettiamo­lo, è un po’ rigido, a volte. Quando il figlio Pino vinse a Sydney, volevano dargli una palestra al Vomero. La visitò, poi s’affacciò in strada e disse: «Non vedo le Vele». Non se ne fece nulla. Del resto il Vomero, per chi viene dai bordi di periferia, è quartiere «chiattillo», di figli di papà. De Magistris ci è cresciuto.

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I sindaci prima ci sostenevan­o, eravamo in comodato, la Iervolino mi diceva: «Gianni, tu lavori per il quartiere, la locazione al Comune non la paghi». De Magistris invece mi manda la bolletta

d All’assessore comunale Borriello ho proposto: «Facciamo che in palestra nessuno paga e voi avrete messo sul territorio lo sport come diritto delle persone»

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«‘O Maé»
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La bolletta La richiesta del Comune di Napoli per l’affitto di aprile dello Star Judo Club: 1.755 euro

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