I medici del Pini arrestati: «Solo interesse dei pazienti»
Per la prima volta esce di casa Giorgio Maria Calori, il primario di chirurgia ortopedica dell’ospedale Pini di Milano arrestato martedì per corruzione. Sembra disorientato, ma quando si siede di fronte al giudice Teresa De Pascale ha più di una certezza: «Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto nell’interesse dei miei pazienti», è la prima. All’accusa che dice che i 206 mila euro che ha ricevuto tra il 2011 e il 2017 dalle società di Tommaso Brenicci (l’unico dei sei arrestati in carcere, gli altri ai domiciliari), che hanno fornito al Pini prodotti medicali per 5,6 milioni in 5 anni, altro non erano che tangenti mascherate da consulenze, il chirurgo ribatte: «Sono prodotti che ritengo fondamentali per il mio lavoro di chirurgo». Sulla contestazione che tra questi c’era anche l’avn, un sistema per la rigenerazione ossea costato al Pini 185 mila euro in 5 anni, il cui brevetto è di una società inglese di cui Calori fa parte con Brenicci, il primario (sospeso) sembra disposto a ragionare solo sulla opportunità di avere dei legami d’affari con Brenicci. «Al massimo è una sottovalutazione, ma senza alcun dolo», dice il suo legale, l’avvocato Nerio Diodà che non manca di far notare come gli acquisti sono stati sempre autorizzati dall’intera scala gerarchica. Nessuna irregolarità neanche nel
Le posizioni Calori: soldi leciti per lavoro e prodotti I pm: ricompense con false consulenze
progetto «Dominio» approvato dalla Regione Lombardia nel 2017 e mai partito, che avrebbe dovuto far diventare il reparto di Calori il punto di riferimento per le infezioni ossee e dove si sarebbero usati i prodotti di Brenicci. «Avrebbe portato un risparmio, non certo un guadagno», sottolinea il chirurgo. Nessun conflitto di interessi neppure secondo Carmine Cucciniello, l’altro primario del Pini ai domiciliari e sospeso, che i pm dicono sia stato ricompensato con false consulenze per 16 mila euro in due anni, altrettanti soldi per royalty su una protesi d’anca ideata da lui e l’assunzione del figlio (65 mila euro in 6 anni) . Difeso dagli avvocati Corrado Limentani e Giuseppe Cusumano, ha detto che la sua protesi «Brexis è utilizzata in tutto il mondo» e che è stato regolarmente retribuito per lo sviluppo tecnico.