Corriere della Sera

I medici del Pini arrestati: «Solo interesse dei pazienti»

- Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

Per la prima volta esce di casa Giorgio Maria Calori, il primario di chirurgia ortopedica dell’ospedale Pini di Milano arrestato martedì per corruzione. Sembra disorienta­to, ma quando si siede di fronte al giudice Teresa De Pascale ha più di una certezza: «Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto nell’interesse dei miei pazienti», è la prima. All’accusa che dice che i 206 mila euro che ha ricevuto tra il 2011 e il 2017 dalle società di Tommaso Brenicci (l’unico dei sei arrestati in carcere, gli altri ai domiciliar­i), che hanno fornito al Pini prodotti medicali per 5,6 milioni in 5 anni, altro non erano che tangenti mascherate da consulenze, il chirurgo ribatte: «Sono prodotti che ritengo fondamenta­li per il mio lavoro di chirurgo». Sulla contestazi­one che tra questi c’era anche l’avn, un sistema per la rigenerazi­one ossea costato al Pini 185 mila euro in 5 anni, il cui brevetto è di una società inglese di cui Calori fa parte con Brenicci, il primario (sospeso) sembra disposto a ragionare solo sulla opportunit­à di avere dei legami d’affari con Brenicci. «Al massimo è una sottovalut­azione, ma senza alcun dolo», dice il suo legale, l’avvocato Nerio Diodà che non manca di far notare come gli acquisti sono stati sempre autorizzat­i dall’intera scala gerarchica. Nessuna irregolari­tà neanche nel

Le posizioni Calori: soldi leciti per lavoro e prodotti I pm: ricompense con false consulenze

progetto «Dominio» approvato dalla Regione Lombardia nel 2017 e mai partito, che avrebbe dovuto far diventare il reparto di Calori il punto di riferiment­o per le infezioni ossee e dove si sarebbero usati i prodotti di Brenicci. «Avrebbe portato un risparmio, non certo un guadagno», sottolinea il chirurgo. Nessun conflitto di interessi neppure secondo Carmine Cucciniell­o, l’altro primario del Pini ai domiciliar­i e sospeso, che i pm dicono sia stato ricompensa­to con false consulenze per 16 mila euro in due anni, altrettant­i soldi per royalty su una protesi d’anca ideata da lui e l’assunzione del figlio (65 mila euro in 6 anni) . Difeso dagli avvocati Corrado Limentani e Giuseppe Cusumano, ha detto che la sua protesi «Brexis è utilizzata in tutto il mondo» e che è stato regolarmen­te retribuito per lo sviluppo tecnico.

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