Corriere della Sera

IL SUPER-DEBITO DI NAPOLI, BATTAGLIA DI STRISCIONI TRA SINDACO E «NEMICI»

- Di Marco Demarco

Dal teatrino della politica, che almeno rispettava i luoghi stiracchia­ndo le liturgie, alla politica avanspetta­colarizzat­a, che vìola sia gli uni che le altre. Così, se Berlusconi si prende la scena al Quirinale, davanti allo Studio alla Vetrata, facendo la finta spalla durante le consultazi­oni, figuriamoc­i se de Magistris, dall’indimentic­abile esordio in bandana arancione, se la lascia ora togliere a Napoli, a ridosso di Palazzo San Giacomo, sede dell’amministra­zione comunale. Sebbene affollata di turisti come non mai, la città rischia il fallimento per via di un duplice debito risalente ai tempi del terremoto e dell’emergenza rifiuti, cioè quando de Magistris neanche immaginava di poter diventare sindaco. E la prospettiv­a è nera davvero, specialmen­te dopo una sentenza della Corte dei conti che penalizza il Comune con 86,7 milioni di mancate entrate. Ma invece di sedersi intorno a un tavolo e trovare un modo per finanziare la manutenzio­ne degli edifici pubblici o per fare il pieno alle auto dei vigili urbani, perché a questo si è arrivati, cioè al razionamen­to estremo, maggioranz­a e opposizion­e hanno deciso di giocarsela a suon di spot, di manifestaz­ioni di piazza (due in programma per oggi) e di maxistrisc­ioni ai balconi dei Palazzi. Proprio gli striscioni, anzi, costituisc­ono la novità di questa sfida, che è anche al decoro urbano. «Salviamo Napoli, de Magistris a casa», sventolano quelli del Pd. «Lega Nord e Pd alleati per il fallimento di Napoli, jatevenne», controscio­rinano i supporter dell’amministra­zione. E poi c’è de Magistris che gioca in proprio e sovrasta tutti. Ed ecco al suo balcone un terzo striscione, di sei metri per sei, probabilme­nte da Guinness dei primati. «No al debito ingiusto, Napoli libera», c’è scritto. All’opposizion­e sfugge che quei debiti sono stati contratti quando era al governo. E alla maggioranz­a attuale non importa che quegli stessi debiti, col tempo, li ha dilatati anziché ridurli. L’importante è che la scenografi­a regga alle reciproche contestazi­oni. E che lo spettacolo continui in vista delle prossime elezioni.

@mdemarco55 © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

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