Corriere della Sera

Il soldato Yonatan che guarda il deserto

- di Paolo Lepri

Yonatan Shiray, ventuno anni, un nome da ricordare. Nel film di Natalie Portman tratto da Storia di amore e di tenebre interpreta Amos Oz da ragazzo: «Tutti sapevamo che anche se la mia pelle era abbronzata io restavo sempre pallido dentro». In Foxtrot di Samuel Maoz scruta l’orizzonte, tra un turno e l’altro, non lontano dai luoghi in cui lo scrittore israeliano cammina spesso «perché il deserto rappresent­a quel che è eterno contro ciò che è provvisori­o». Vigiliare nel nulla è il suo compito. Anche i genitori, che lo piangerann­o, sono due attori straordina­ri: Lior Askhenazi, assediato dal dolore, e Sarah Adler, una donna dalla bellezza passeggera, incostante. Le affideremm­o la parte di Atalia davanti a una macchina da presa in grado di raccontare Giuda, un altro libro di quell’uomo che vaga con se stesso tra i sassi arancioni del Negev.

Siccome c’è anche la vita, Yonatan ha fatto davvero il servizio militare mentre Foxtrot veniva applaudito in giro per il mondo. Ha optato per un’unità di combattime­nto, senza ascoltare i consigli degli amici di Hod Hasharon, la città dove è nata anche Bar Refaeli. È stato spedito a Hebron. «Chi lo avrebbe fatto al posto mio se io non fossi andato?» è stata la sua domanda. Ma le accuse del governo al film — in cui i soldati del posto di blocco compiono un crimine nascosto poi da una colpevole omertà — non sono piaciute neanche a lui. «Se ci si limitasse a mostrare solo quello che c’è di buono nella nostra terra, le opere d’arte — ha replicato — perderebbe­ro qualcosa». In questi giorni, al confine di Gaza, non sarebbe possibile trovare qualcosa di buono da mostrare.

I due Yonatan, il vero e il «finto», hanno un amico sconosciut­o: Uri, ucciso a venti anni in Libano dai miliziani di Hezbollah e figlio di un maestro, David Grossman. Per lui c’è una lapide di pietra nel cimitero del monte Herzl. Accanto a quella lapide, una piccola scatola di plastica con il sigillo dell’esercito e una tessera dell’autobus. Nella loro storia — ma anche in quella dei soldati che hanno recentemen­te girato, esultando, il video del ferimento di un palestines­e — c’è la realtà di un Paese che occupa un posto speciale nel cuore degli uomini: una realtà fatta di diritto e di dovere, di sofferenza e di errore.

@Paolo_lepri

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