Corriere della Sera

«Non eri una mamma, ma sarai sempre la mia»

- Cristina

Hai avuto una vita che nessuno vorrebbe avere. Non mi hai mai detto quanto hai sofferto, ma io lo capivo quando la tua mano colpiva il mio viso. Avevo paura di un tuo giudizio, ma non potevo vivere senza un tuo sguardo. Capivo che saresti stata capace di una carezza, ma sapevo che non me l’avresti data fino a quando non saresti stata tu ad averne bisogno. Eravamo sole, l’una senza l’altra. Io volevo te e tu non volevi me. Per difendere la tua vita di figlia senza padre e madre, di ragazza madre senza il padre di tua figlia, raccontavo storie fantastich­e, come tu le raccontavi al telefono nei Paesi in cui abbiamo vissuto. Ti vergognavi non di me, ma di avere avuto me. Sei stata così poco madre con me che io lo sono diventata tre volte: eri così bella che sapevo che avresti avuto figli bellissimi. Pensavo fosse odio il tuo per me. Pensavo fosse amore il mio per te. Mi hai dato un padre che non era quello vero e mi hai lasciato quando ho trovato quello vero. Ora ti ho dato i baci che avrei voluto darti e ti ho detto quello tu avresti voluto sentirti dire. Pensavo di soffrire tutto il male del mondo e poi ho capito che tutto il male del mondo lo avevi sofferto già tu. Te ne andavi, mi lasciavi e io restavo senza di te. Sono sempre stata senza di te, ma tu non sei mai stata senza di me. Ora te ne sei andata e io resto senza di te. Ancora. Non sei mai stata una mamma, ma sarai sempre la mia.

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