Ritorno alla vita, dopo la solitudine della letteratura
In «Sacramerica» di Angelo Cannavacciuolo (pubblicato da Ad est dell’equatore) uno scrittore stravolge la sua esistenza dopo l’incontro con una donna
Un critico letterario, uno scrittore invisibile, una donna che nasconde dentro di sé un’infelicità primordiale. A legarli, la storia di un romanzo potente e tragico come il racconto dell’esistenza che porta tra le sue pagine. E la forza della letteratura, delle parole che li hanno plasmati nel peregrinare della loro vita: Sacramento, San Cristóbal de Las Casas, San Francisco, Roma, Napoli, Aci Trezza.
Forte, disperato, costruito su una potente storia d’amore e sull’asprezza di esistenze graffiate, Sacramerica (pubblicato da Ad est dell’equatore) è il nuovo romanzo dello scrittore, sceneggiatore e regista Angelo Cannavacciuolo (Napoli, 1956), che si snoda intorno all’insolito legame tra i tre protagonisti.
Giovanni Malcelati, docente e critico letterario, si trova in Chiapas per un convegno di letteratura italo-messicana. Venuto a conoscenza del suo soggiorno, lo scrittore Nanni Giuffrida vuole incontrarlo: i due non si conoscono personalmente, ma il loro legame dura da anni perché Malcelati recensisce da sempre le sue opere. Forse spinto da una stima profonda, o da un’intesa mai esplicitata, Nanni sente il desiderio di raccontarsi e di spiegare il motivo della sua improvvisa ritirata dalle scene letterarie.
Così il racconto dello scrittore si riavvolge all’indietro: fatale è l’incontro a Roma con una donna americana — «si chiamava Barbie Burns, e qualunque fosse la sua infelicità la nascondeva bene» — e lo scompiglio che questo rapporto provoca nella sua esistenza, fino a quel momento rimasta «sospesa nella solitudine», incagliata tra le pagine dei suoi romanzi.
Accanto a questa donna, Nanni scopre cosa significa tornare a vivere, quell’esistenza che tanto aveva provato a inseguire nei lunghi anni in cui scrivere significava rinunciare alla vita stessa: «Credo che un libro dopo l’altro si finisca per rimanere sospesi in un limbo di solitudine (...) io credo che la ricompensa è nella fase di ritorno. Il ritorno alla vita avendo conosciuto la letteratura».
Nanni capisce così che solo diventando invisibile al mondo può rimettere a posto i pezzi sparpagliati del suo essere, ma riesce a farlo unicamente grazie all’ingresso di Barbie nella sua vita, donna capace tanto di regalargli la pace, quanto di portare dentro di sé l’insostenibile sofferenza di un’antica battaglia.
E mentre lui si salva, lei non riesce ad arginare l’oscurità che la inghiotte, nemmeno lasciandosi andare al tocco salvifico dell’amore. Perché stare insieme a quella donna significa anche condividere con lei la sua catastrofe personale, i fantasmi maligni che la consumano. È in questo contesto che prende vita Sacramerica, un romanzo nato dai tormenti di Barbie, «la bozza di una disperata esistenza» e il collante di queste tre vite che si troveranno insieme, a Cristóbal de Las Casas, all’incrocio di un destino funesto.
Vivi — nei gesti, nelle piccole abitudini e dipinti nelle sfumature, anche le più meschine — i personaggi di Cannavacciuolo vagano tra Italia e l’america, Paese che sembra piccolo e familiare nelle straripanti descrizioni di nomi, strade, piazze e cieli che si attaccano agli occhi: i tramonti del deserto californiano, le architetture kitsch di Palm Spring, gli edifici coloniali e i colori del Chiapas. Una cornice dorata di luoghi, in tutta la sacralità di un Paese dolorosamente contrastante, così come le vite che lo attraversano.