Tormentone Soler
Dopo il successo di «El mismo sol» e «Sofia» il cantautore spagnolo torna con «La cintura» «Mi piace essere il bravo ragazzo ma anch’io ho un lato oscuro Il pop latino? Troppa sensualità»
«N on sarò mai un latin lover. E spero anche che il pubblico non mi veda mai così: vorrebbe dare che abbiamo sbagliato tutto». Di sicuro non accadrà con «La cintura», la nuova canzone con cui Álvaro Soler presenta l’album «Mar de colores» (uscirà a settembre) e prima mossa nella corsa al tormentone estivo dopo i successi di «El mismo sol» del 2015 e di «Sofia» dell’anno dopo (460 milioni di views su Youtube). Nel video, girato a Cuba, il cantautore ispano-tedesco è un ragazzo un po’ goffo che vuole imparare a ballare per far colpo su una ragazza, la modella Toni Garrn, ex di Leo Dicaprio.
È così impacciato nel ballo anche nella vita?
«Non sono mai stato un ballerino, mi muovo bene solo nella mia testa. Per me è già stato tanto imparare quei passi con un coreografo: per insegnarmeli ci sono volute due lezioni da 4 ore».
Però non si vedono i suoi piedi nel video…
«Giuro che non è perché ballo male. Per dimostrarlo nei prossimi giorni pubblicherò sui social un tutorial con i passi».
Tipico da tormentone estivo. Ci vuole anche il ballo. Lei di tormentoni ne ha già piazzati due: la formula?
«Una combinazione di elementi che devono incastrarsi al momento giusto. Andare in spiaggia o fare un giro in macchina con i finestrini abbassati ascoltando una canzone sotto il sole: ecco la mia idea di musica come colonna sonora dell’estate. Il successo di “El mismo sol” è partito dall’italia, con “Sofia” abbiamo aperto nuove frontiere. Sono gasato perché quest’anno siamo partiti molto bene: numero 1 dei download, oltre che in Spagna e Italia, per la prima volta anche in Germania. Sono i Paesi che formano la mia identità».
A proposito di «Sofia». A San Valentino ha svelato su Instagram di essere fidanzato con la cantautrice Sofia Ellar. È lei la musa?
«No, è un caso. Sofia non ha ancora avuto il tempo di lasciarmi come fece invece Maria, si chiamava così. Ai tempi io e Sofia ci eravamo appena conosciuti, l’avevo invitata a Berlino per lavorare con me a delle canzoni. Non c’era nulla di sentimentale fra noi».
Bello, bravo e buono. La annoia essere raccontato così? Ha una sua dark side?
«Bravo e buono lo sono, sono stato cresciuto per essere così. Anche io ho il mio lato oscuro ma lo tengo dentro. Vince la parte più luminosa».
Come è nata «La cintura»?
«Da una melodia. Nella prima fase di creazione canto sempre parole a caso. Ripetevo “mi cintura, mi cintura”».
Che in spagnolo non è quella dei pantaloni…
«No, è il bacino, la parte del corpo. È una parola che spesso associamo alla sensualità, non mi sembrava adatta a una mia canzone. Poi ci ho ripensato, l’ho tenuta ma in chiave autoironica. Nella musica latina, nel reggaeton in particolare, è tutto molto sessualizzato e tutti si vantano di essere i numeri 1. Invece io nel testo chiedo aiuto per muovere il bacino».
Il reggaeton sta conquistando le classifiche di tutto il mondo. Perché?
«Dipende da più fattori. Il mondo si sta globalizzando sempre più, ci sono comunità latine ovunque e se un artista funziona in America latina può fare numeri che lo spingono a farsi notare ovunque. Con “Despacito” Fonsi ha reso il genere cool anche in un posto chiuso come l’america.
Dopo «X Factor» farà ancora tv?
«Fino a tutto l’anno prossimo sarò impegnato con questo album e con il tour (18 luglio Marostica e 12 agosto Forte dei marmi ndr), ma sono aperto a tutte le opportunità».
Anche a fare «Ballando con le stelle»?
«No, sarebbe troppo. La musica dovrà sempre essere al centro».
Secondo lei la tv cosa ha fatto conoscere di Alvaro e cosa invece non si è visto?
«Credo sia arrivato il mio essere naturale, sono sempre stato me stesso. Ma non sono riuscito a fare vedere fino in fondo la mia spontaneità perché non padroneggiando l’italiano alla perfezione non riuscivo a rispondere alle battute di Manuel e Fedez».
L’immagine
Non sarò mai un «latin lover» e spero che il pubblico non mi veda così: avrei sbagliato tutto