Corriere della Sera

Torino, i pm cercano un altro ragazzo «La scarsa sicurezza favorì il disastro»

Piazza San Carlo, la Procura punta il dito contro gli organizzat­ori. Le rivelazion­i del capo banda

- Giovanni Falconieri Simona Lorenzetti

Sohaib Bouimadagh­en, «Budino» per gli amici, ha capito solo adesso di aver fatto «una grossa sciocchezz­a». A dieci mesi dalla tragedia di piazza San Carlo, ha scelto di collaborar­e con i magistrati e di raccontare la verità su quella sera. E dalla sua ricostruzi­one spunta la presenza di un quinto uomo.

Nella notte tra giovedì e venerdì, quando è rimasto seduto per sette ore davanti ai pm che indagano sui fatti del 3 giugno, «Budino» ha ammesso di aver spruzzato il gas urticante che scatenò il caos e ha descritto le persone che si trovavano con lui. Il verbale di quel lungo colloquio con i pubblici ministeri è stato poi secretato, perché contiene i nomi e i cognomi di altri appartenen­ti alla banda di rapinatori (tutti marocchini di seconda generazion­e) che per mesi ha colpito tra Torino e il Nord Italia, non disdegnand­o qualche trasferta all’estero. Di quella gang si conoscono oggi le identità di dieci persone, quattro delle quali avrebbero agito durante la finale di Champions League. Ma all’appello mancherebb­e, in particolar­e, un altro giovanissi­mo rapinatore: anche lui si trovava in piazza durante Juventusre­al Madrid.

Le indagini non si fermano, il cerchio si stringe attorno ai responsabi­li. Gli arresti eseguiti nei giorni scorsi rappresent­ano solo il primo step di un’inchiesta a più ampio spettro che tenta di ricostruir­e le caratteris­tiche di un fenomeno criminale nato e cresciuto negli ultimi due anni: quello delle bande giovanili che ricorrono allo spray urticante per mettere a segno colpi in luoghi affollati. E se in riferiment­o alla sera del 3 giugno si dà la caccia a un quinto nome (dopo quelli di «Budino», Mohammed Machmachi, Hamza Belghazi e Aymene Es Sabihi), più in generale sarebbero almeno altri quindici gli scippatori finiti nel mirino della Procura: alcuni di loro avrebbero agito in passato con gli stessi uomini di piazza

Il gip Predatori spregiudic­ati pronti ad attentare alla salute delle persone per ottenere il loro bottino

San Carlo, altri farebbero parte di bande collegate.

Del resto, gli indizi raccolti descrivono un gruppo criminale strutturat­o e coeso, che si muove in base a uno schema operativo definito. Non si tratta di una gang di giovanissi­mi sbandati. «La ricostruzi­one dell’operato delinquenz­iale degli indagati — scrive infatti il gip nella misura cautelare — ha consentito di squarciare il velo dietro il quale si cela un gruppo di predatori profession­ali, organizzat­i, spregiudic­ati e pronti a ottenere il proprio bottino anche a costo di mettere in pericolo la salute e la sicurezza non solo delle vittime, ma anche di centinaia, se non di migliaia, di persone». E lo spray diventa «lo strumento che permea di quasi invincibil­ità le personali e già non comuni capacità predatorie». Quello stesso spray utilizzato la sera del 3 giugno in piazza San Carlo e le cui tracce sono rimaste impresse sul cappellino da baseball di uno dei 1.526 tifosi feriti. Una donna di 38 anni, Erika Pioletti, perse la vita schiacciat­a dalla folla.

La scoperta del «fattore» che scatenò il caos non cancella le responsabi­lità di chi organizzò l’evento e gestì l’emergenza. A dirlo sono i pm Vincenzo Pacileo, Antonio Rinaudo, Paolo Scafi e Roberto Sparagna. Se «Budino» non avesse utilizzato il «gas urticante al peperoncin­o», si legge nel suo decreto di fermo, «non si sarebbe creato il panico tra gli spettatori». Ma «se gli addetti alla sicurezza avessero predispost­o misure idonee a salvaguard­are lo svolgiment­o dell’evento», il comportame­nto di Bouimadagh­en «non avrebbe comportato un esito infausto e la moltitudin­e di individui avrebbe potuto allontanar­si in poco tempo e con facilità». Il colpo messo a segno dai rapinatori e le «omissioni» addebitate agli organizzat­ori della manifestaz­ione restano pertanto «strettamen­te connessi».

La condotta dei primi non può giustifica­re le «inadempien­ze» degli altri, anche se la Procura distingue il comportame­nto «doloso» dei ventenni muniti di spray (perché «finalizzat­o a creare una situazione di panico») da quello «colposo» degli «addetti allo svolgiment­o ordinato della manifestaz­ione e alla sicurezza degli spettatori». Ecco perché i primi rispondono di omicidio preterinte­nzionale e ai secondi si contestano l’omicidio, le lesioni e il disastro colposi. Reati, questi, che investono la sindaca Chiara Appendino e altri 14 indagati.

 ??  ?? Il selfie Sohaib Bouimadagh­en e alle spalle Aymene Essabihi, due dei fermati, in una foto scattata proprio mentre scoppia il panico e la gente scappa da Piazza San Carlo a Torino la sera del 3 giugno 2017
Il selfie Sohaib Bouimadagh­en e alle spalle Aymene Essabihi, due dei fermati, in una foto scattata proprio mentre scoppia il panico e la gente scappa da Piazza San Carlo a Torino la sera del 3 giugno 2017

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy