Corriere della Sera

Può dispiacere la sconfitta dei rivali?

- di Beppe Severgnini

Ne hanno discusso anche Berlusconi e Salvini, davanti a un esterrefat­to presidente Mattarella: è giusto esultare per quel rigore contro la Juventus a Madrid? Non è un tema banale. Tira in ballo, infatti, il senso del tifo calcistico, che è sempre un impasto di appartenen­ze e lealtà (a un papà, contro un papà, a un ricordo, a una città). Chi abbia sperimenta­to l’euforia di un romanista martedì sera, e l’angoscia di uno juventino 24 ore dopo, sa di cosa stiamo parlando.

Esultare per il passo falso dell’avversario fa parte del gioco tribale del tifo. Ma dev’essere un sentimento, non un rituale. E i sentimenti ci sorprendon­o sempre. Il sottoscrit­to, nerazzurro passionale, ci è rimasto male, mercoledì sera. Quel rigore si poteva dare o non dare. Concederlo all’ultimo minuto di una partita così — la Juve in vantaggio di tre gol in casa dei campioni d’europa — era sgradevole. Peggio: crudele. Mi sono messo nei panni degli amici juventini, ho pensato cos’avrei provato se fosse accaduto all’inter: e mi è dispiaciut­o per loro.

Sto invecchian­do? Probabilme­nte. Per essere chiari: non ho tifato Juventus, quando nel 2015 e 2017 ha rischiato di vincere la Champions e conquistar­e il Triplete, un’esclusiva nerazzurra. Così, non conosco juventino che non abbia tifato Bayern Monaco, nel 2010. Il tifocontro ha una sua logica e una sua poesia: Roma, Genova, Torino e Verona non sarebbero così interessan­ti, se metà città calcistica non sfottesse l’altra (a Milano, tra nerazzurri e rossoneri, è diverso: noi siamo il mare in una notte di luna, loro il forno della pizza, abbiamo finito con l’affezionar­ci).

Non giudico gli italiani che ancora brindano per il rigore del Bernabeu. La Juventus non può essere simpatica agli altri tifosi: sa superare qualsiasi difesa e in passato ha aggirato parecchie regole (due cose difficili da perdonare, per motivi diversi). Ma i bianconeri, negli ultimi tempi, hanno sofferto almeno quanto hanno gioito: per due volte si sono visti sfuggire il Triplete in finale, ora la beffa del Bernabeu. Il calcio è una forma di allenament­o alla vita. Ma nella vita ci sono sconfitte e sconfitte. Quella di Madrid è stata crudele: e festeggiar­e una crudeltà non si può.

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