Corriere della Sera

«Gli americani? Uno sfoggio di forza bruta Putin non lascia da solo Assad»

Lukyanov, consiglier­e del Cremlino

- Di Paolo Valentino DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE (Afp) Russia on Global Affairs

BERLINO «Certo il fatto che l’attacco americano sia stato piuttosto accurato e circoscrit­to, non abbia colpito nessun obiettivo strategico e soprattutt­o non abbia toccato alcuna delle strutture militari russe, il che avrebbe costretto Mosca a rispondere, è stato per il Cremlino un mezzo sollievo, se così si può dire. Ma questo non cambia nulla: è stato solo uno sparo nel buio».

Considerat­o uno dei massimi esperti russi di politica estera, Fyodor Lukyanov è il direttore del Valdai Club, forum di discussion­e geopolitic­a, forse il più importante centro di elaborazio­ne strategica del Cremlino, terreno di prova privilegia­to delle iniziative di politica estera di Vladimir Putin. Moscovita, cinquantun­o anni, Lukyanov dirige anche Russia on Global Affairs, la più autorevole rivista russa di affari internazio­nali.

In che senso uno sparo

Le armi dello «zar» Se darà a Damasco i missili terra-aria S-300? Probabile, perché non dovrebbe farlo?

nel buio?

«È stato importante per gli Usa lanciare l’attacco, per mostrare che sul piano delle capacità militari possono fare quello che vogliono e nessuno glielo può impedire. Ma qui ci si ferma, perché quei missili non cambiano la situazione siriana e Washington continua a non avere una strategia».

Quindi lei non vede alcuna differenza tra l’attacco dello scorso anno, che non ebbe alcun seguito, e quello dell’altra notte?

«Una differenza c’è. Questa volta i rischi sono più grandi a causa della pessima atmosfera nei rapporti degli Stati Uniti e degli alleati occidental­i con Mosca. Un anno fa c’era ancora qualche speranza che fosse possibile prendere decisioni costruttiv­e insieme a Washington. Oggi il clima è pessimo. In alcuni casi la retorica, per fortuna solo quella, è da vigilia di guerra. Ma la stessa discussion­e su una eventuale rappresagl­ia russa o sulla possibilit­à che si arrivi a uno scontro diretto tra Usa e Russia, è il segnale di una escalation pericolosa e di una situazione che potrebbe andare fuori controllo».

Ma anche l’attacco in sé questa volta è stato molto più grande e intenso di quello del 2017.

«È vero. E per Trump è stato anche importante per ricompatta­re il fronte degli alleati. Ma in termini di danni arrecati ai siriani, è stato forse meno grave di quello dello scorso anno».

Quale impatto avrà in generale sulla guerra in Siria?

«A mio avviso quasi nessuno. Non cambia la situazione militare sul terreno. Inoltre torno alla consideraz­ione iniziale: è impossibil­e capire quale sia la strategia americana in Siria, ammesso che ce

d

ne sia una. Chi appoggiano? Quali sono i loro obiettivi? Hanno un piano? Cosa intendono fare adesso? Guardi alla dichiarazi­one fatta meno di una settimana fa da Trump, secondo il quale gli Stati Uniti se ne andranno presto dalla Siria lasciando ad altri il tentativo di risolvere la crisi. Forse andrà proprio così perché non sanno cosa fare. L’attacco è stato solo una dimostrazi­one di forza bruta». E cosa farà Putin adesso? «La Russia continuerà a fare quello che ha fatto finora: sostenere Assad nell’ampliare il suo controllo del territorio e proseguire le iniziative con Iran e Turchia per facilitare una qualche forma di processo di pace, provando a coinvolger­e nuovi partner a cominciare dai sauditi».

Il Cremlino darà a Damasco i missili terra-aria S300, che finora si rifiutava di fornire anche tenendo conto delle pressioni degli occidental­i?

«Penso sia molto probabile, come ha fatto capire il generale Sergei Rudskoi. Perché non dovrebbe farlo?».

Ma farà anche pressioni su Assad perché non usi più le armi chimiche?

«Guardi che l’uso delle armi chimiche non lo ha dimostrato nessuno. La nostra posizione è che non crediamo a dichiarazi­oni pretestuos­e e prive di pezze d’appoggio. Non è accettabil­e, lo ha ripetuto il ministro Lavrov, che l’attacco dell’altra notte sia stato lanciato prima ancora che arrivasser­o gli ispettori internazio­nali chiamati a verificare se armi chimiche siano state usate o meno. La verità è che gli Stati Uniti e i Paesi occidental­i non sono affatto interessat­i a stabilire cosa sia veramente accaduto».

 ??  ??
 ??  ?? Bandiera La bandiera siriana a Douma dopo l’ingresso delle forze governativ­e nell’ultimo bastione dei ribelli
Bandiera La bandiera siriana a Douma dopo l’ingresso delle forze governativ­e nell’ultimo bastione dei ribelli
 ??  ?? Direttore Fyodor Lukyanov, 51 anni, guida il Valdai club e dirige
Direttore Fyodor Lukyanov, 51 anni, guida il Valdai club e dirige

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy