Mettere alla sbarra per il reato di panico
Purtroppo il nostro codice non contempla il reato di panico, altrimenti il sindaco di Torino Chiara Appendino sarebbe stato accusato anche di quello. La tragedia di piazza San Carlo a Torino con lo schermo in piazza per la finale di Champions con la Juve? Tutti hanno visto la sequenza di ciò che è accaduto in quella piazza piena: piena perché in tanti volevano esserci, non perché qualcuno ha costretto la folla ad ammassarsi lì. Uno scoppio, la fuga disordinata, la calca dissennata, le urla, la gente travolta da una forza irresistibile e ingovernabile che si chiama panico. Ora si è scoperto che il botto è opera di una banda di delinquenti, ma la cultura dominante esige la «responsabilità politica» di ciò che è accaduto dopo quel rumore che ha generato il panico: gli attentati, le bombe, i camion lanciati sulla folla, coltellate inferte alla cieca non sono motivo sufficiente per spiegare cosa ha gettato quella folla nel caos? No, perché noi vogliamo che esistano solo e soltanto le colpe politiche: il capro espiatorio, non la banda di rapinatori che ha fatto iniziare tutto. E dunque la Appendino va messa alla sbarra. Un modo un po’ brutale e sbrigativo per dare all’opinione pubblica il volto di un responsabile quale che sia, di un mostro, di un colpevole, di un untore. Hanno appena condannato in appello l’ex sindaco di Genova del Pd Marta Vincenzi per omicidio colposo dopo l’alluvione che aveva sconvolto la città. Omicidio colposo è un’accusa tremenda: significa mettere sulle spalle di un amministratore la responsabilità diretta della morte di qualcuno, significa una cosa gravissima, cioè gettare addosso a una persona l’immagine della colpa incarnata, di chi ha permesso che si potesse morire solo (solo?) per un’alluvione, attribuendole pure i misfatti urbanistici e idrogeologici del passato. E del resto una sentenza, poi fortunatamente smentita, aveva accusato gli scienziati e i tecnici che con la Protezione civile si occupano dei terremoti di aver indirettamente causato la morte di tante vittime del sisma dell’aquila, sebbene uno dei dati acquisiti della cultura scientifica è che i terremoti non siano prevedibili, e che l’unica cosa prevedibile è che se non si costruiscono edifici antisismici nelle zone a rischio, prima o poi le conseguenze saranno catastrofiche. Troppo semplice, meglio i processi spettacolari.