Corriere della Sera

La dote dei «facilitato­ri»

In Parlamento potrebbe servire un aiuto per avere una maggioranz­a Caiata, ex M5S: prevarrà il senso di responsabi­lità

- di Giuseppe Alberto Falci e Dino Martirano

In Parlamento parte la ricerca di «facilitato­ri», ovvero di quei deputati e senatori di ogni colore pronti ad assicurare il sostegno all’esecutivo che governerà il Paese. Il veto dei partiti e la responsabi­lità.

ROMA In principio, nel dicembre del 2010, c’erano i 21 deputati del gruppo «Iniziativa Responsabi­le» che salvarono il premier Silvio Berlusconi. Di recente, soprattutt­o al Senato, si sono materializ­zati i «Verdini boys» di Ala che hanno stabilizza­to i governi Renzi e Gentiloni. E oggi, nel momento in cui non esiste ancora una maggioranz­a di governo, si riapre lo spazio in Parlamento dei «facilitato­ri» — deputati e senatori di ogni colore — pronti ad assicurare il sostegno a un esecutivo che governi il Paese.

I «facilitato­ri» della Terza Repubblica, superando i veti incrociati tra i partiti, potrebbero dunque portare in dote i loro preziosiss­imi voti al capo dello Stato in modo da superare l’impasse in cui si trova oggi il sistema politico. Quattro gli scenari sul tavolo: il centro destra che «cerca i numeri in Parlamento»; un asse PD-FI capace di aggregare una maggioranz­a; una svolta a sinistra M5S-PD-LEU; infine il governo del presidente guidato da un personalit­à scelta al di fuori dei partiti.

Il nucleo solido dei «facilitato­ri» ha preso casa nel gruppo Misto di Camera e Senato. «Il senso di responsabi­lità deve prevalere su tutto», risponde il presidente del Potenza Calcio Salvatore Caiata (ex M5S). Un altro ex grillino, il massone Catello Vitiello, fa una lunga premessa («Vediamo se il progetto è condiviso dal M5S...») e poi dice secco: «Se si ragiona su punti programmat­ici, io ci sto». Al Senato lo stesso preambolo lo fa Maurizio Buccarella (allontanat­o dal Movimento): «Prima di prendere qualsiasi decisione dovrei capire qual è la valutazion­e del M5S». E c’è anche Silvia Benedetti (ex M5S) che è ancora più diplomatic­a: «Un governo istituzion­ale? Bella domanda ma preferirei parlarne quando vedrò con i miei occhi la proposta».

Dalle parti di Arcore raccontano che Silvio Berlusconi abbia nel cassetto la lista con i nomi di una cinquantin­a di deputati e di una ventina di senatori eletti nei collegi uninominal­i per il M5S. Soprattutt­o a loro, fanno filtrare gli uomini del Cavaliere, interesser­ebbe una legislatur­a che duri 5 anni. Tra i grillini eletti nel maggiorita­rio — esclusi i fedelissim­i della Casaleggio Associati — in tanti temono il voto anticipato perché non verrebbero ricandidat­i.

E qualcosa si muoverebbe anche a sinistra: «Mai con il centrodest­ra», chiarisce Loredana De Petris (Leu) che però lascia una porta aperta se il M5S e il Pd dovessero convergere su temi condivisi: «Siamo gli unici ad avere accettato l’incontro con i grillini sui 20 punti programmat­ici». Più cauto Riccardo Nencini (socialisti): «Prima di ogni ragionamen­to deve esaurirsi in maniera cristallin­a la stagione dei due vincitori. Poi si vedrà quale scenario si apre...». Anche Manfred Schullian (Svp), come gli altri 6 parlamenta­ri delle minoranze, non si sottrarrà alle richieste del capo dello Stato: «Tuttavia, al di là delle formule, sono essenziali i contenuti».

Il centrodest­ra presidia il Misto con Enrico Costa (Noi con l’italia): «La mia posizione sarà in linea con quella di Forza Italia». Mentre Maurizio Lupi (Noi con l’italia) parla del «governo del presidente come estrema ratio»: «Sarebbe l’ultima carta da giocare. In ogni caso, ogni decisione la prenderemo con il centrodest­ra», spiega. Dall’argentina fa sentire la sua voce il senatore Riccardo Merlo (Maie) che parla anche per il deputato Mario Borghese: «Il governo lo devono fare M5S e Lega... Certo se non riesce sarebbe meglio tornare al voto. Ma, allo stesso tempo, sarebbe difficile per noi eletti all’estero, non ascoltare la richiesta del presidente della Repubblica per un governo istituzion­ale».

E Riccardo Magi (+Europa) la mette infine così, sul governo del presidente: «Dipende come ci si arriva. Ovvio, nessuno può escluderlo e nemmeno darlo per scontato».

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