Pulitzer al caso Weinstein
La Casa Bianca congela le sanzioni a Mosca e «corregge» Macron: presto via i soldati
La Casa Bianca rallenta lo slancio anti russo di Nikki Haley. Domenica scorsa l’ambasciatrice all’onu aveva annunciato un nuovo giro di sanzioni contro Mosca, per punire il sostegno al regime di Bashar al Assad. Ieri, però, la portavoce della presidenza Sarah Sanders ha preso tempo: «Stiamo considerando se applicare ulteriori sanzioni e una decisione sarà presa nel prossimo futuro. Per ora non abbiamo nulla da annunciare». Stando a questa dichiarazione, dunque, Donald Trump, a differenza di quanto riferito da Haley, non avrebbe ancora scelto che cosa fare.
Sanders ha anche risposto, indirettamente, al presidente francese Emmanuel Macron, che si era attribuito un ruolo decisivo nella strategia americana in Siria. Domenica sera, in un’intervista, aveva detto, tra l’altro: «Abbiamo convinto Trump a rimanere nel Paese». Sanders fa notare: «La nostra linea non è mai cambiata. Siamo sempre impegnati a sconfiggere l’isis. Abbiamo ancora militari sul terreno. Il presidente vuole portarli a casa, anche se non abbiamo stabilito una scadenza».
Il protagonismo di Macron, dall’altra parte, è considerato Desolazione Due uomini siriani, uno dei quali con le stampelle, attraversano in moto un quartiere di Douma, la città della Ghouta colpita con i gas il 7 aprile un fattore interessante dalla diplomazia americana. Il rapporto personale con Trump si sta consolidando e c’è attesa per la visita del presidente francese a Washington, il prossimo 24 aprile.
Sul piano politico più immediato, Macron appare l’unico dei tre partecipanti alla «notte dei missili» in grado di rilanciare il confronto con la Russia e forse, persino, con l’iran.
Dall’onu, la sede naturale per una mediazione, arrivano segnali contrastanti. Gli ispettori dell’opac, l’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, sono ancora bloccati in un albergo di Damasco. Il governo siriano e i russi non consentono l’accesso all’area di Douma, il luogo della strage attribuita alle armi chimiche di Assad.
Il governo britannico e il dipartimento di Stato americano accusano siriani e russi di voler impedire l’accesso «per continuare la campagna di disinformazione». Il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, replica secco: «Posso garantire che la Russia non ha alterato il luogo di un attacco che è stato inscenato». Il portavoce del Palazzo di Vetro, Stephane Dujarric, precisa che, contrariamente a quanto sostenuto da Mosca, «Le Nazioni Unite hanno dato agli ispettori dell’opac tutte le necessarie autorizzazioni».
In questo clima tossico gli ambasciatori del Consiglio di sicurezza provano a imbastire una risoluzione sull’emergenza umanitaria che possa essere votata da tutti.