L’ultimatum di Di Maio a Salvini
Il leader M5S: «Aspetto qualche giorno, poi chiudo un forno» La replica: si tenga Renzi, se vinco le Regionali governo in 15 giorni
Uno chiede voti in Molise promettendo in cambio «un governo in 15 giorni», l’altro minaccia di «chiudere un forno» tra pochi giorni se non avrà le risposte che pretende. Continuano a sfidarsi a colpi di ultimatum Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i leader dei due partiti che dovrebbero rappresentare l’architrave del prossimo governo, nelle intenzioni di entrambi.
Non sembrano però esserci passi avanti nel rapporto tra i due. E la sensazione è che l’ostacolo che impedisce il dialogo sia sempre lo stesso e sempre arduo da superare: chi dovrebbe fare il premier tra Salvini e Di Maio. Entrambi infatti rivendicano il mandato e chiedono all’altro di contribuire ad arricchire il rispettivo programma, ma nessuno si smuove dalle proprie posizioni. Anche Silvio Berlusconi, raccontano, è convinto che mettere in mezzo FI come causa ostativa all’accordo è solo una scusa: «Non sono parlamentare, non voglio essere né ministro né premier, che senso ha chiedermi un passo indietro?». E in effetti quando Salvini invita a votare Lega in Molise per dare a lui la forza di «fare il governo in 15 giorni» dall’alto di una vittoria che lo legittimerebbe ancora di più come candidato premier, si capisce che il nodo resta tutto da sciogliere. Perché, mentre il premier Gentiloni critica Salvini perché è «imbarazzante» legare l’esito delle Regionali alla formazione del governo, Di Maio reagisce piccato e avverte che «tra pochi giorni» sarà lui a «chiudere uno dei due forni» di trattativa che ha aperto, offrendo un dialogo a Lega e Pd. E sembra proprio che l’avvertimento sia rivolto al leader leghista: «Salvini — dice — si assume una responsabilità storica nel legarsi a Berlusconi: ci sta dicendo che per aspettare i suoi comodi avremo il governo il 15 maggio» e si sta «facendo umiliare dal Cavaliere, che contava i punti della dichiarazione che leggeva al Quirinale...».
Insomma, i rapporti restano tesissimi, e agli altri partiti in questa fase rimane poco altro da fare che assistere alle mosse dei due contendenti. Ma Berlusconi — che domenica sera ha voluto incontrare il governatore della Liguria Giovanni Toti per riannodare i rapporti — è convinto che il centrodestra non si spaccherà: «Non conviene a Salvini». E attraverso il suo fedele uomo delle aziende, Fedele Confalonieri — che nei giorni scorsi ha incontrato a pranzo il braccio destro di Renzi Luca Lotti —, continua a tenere stretti i contatti con il Pd. Perché i Dem restano alla finestra, ma difficilmente potrebbero farlo a lungo se il dialogo tra Lega e M5S fallisse. Comunque Salvini avvisa: «Se Di Maio preferisce il forno di Renzi si accomodi». Si vedrà lo sviluppo delle trattative, se il capo dello Stato — come molti ritengono — affiderà un incarico esplorativo al presidente del Senato Casellati: un modo per trovare un’intesa o, perlomeno, per scavallare la data del 25 aprile, dopo la quale indire il voto per giugno diventa impossibile. Tutto mentre Berlusconi riferisce di un passaggio di parlamentari da M5S a FI, a cui Di Maio replica così: «Semmai sono quelli di FI che vorrebbero uscire e andare nel gruppo Misto o altrove. Berlusconi si dovrebbe preoccupare di questo».