Corriere della Sera

L’ultimatum di Di Maio a Salvini

- Paola Di Caro

Il leader M5S: «Aspetto qualche giorno, poi chiudo un forno» La replica: si tenga Renzi, se vinco le Regionali governo in 15 giorni

Uno chiede voti in Molise promettend­o in cambio «un governo in 15 giorni», l’altro minaccia di «chiudere un forno» tra pochi giorni se non avrà le risposte che pretende. Continuano a sfidarsi a colpi di ultimatum Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i leader dei due partiti che dovrebbero rappresent­are l’architrave del prossimo governo, nelle intenzioni di entrambi.

Non sembrano però esserci passi avanti nel rapporto tra i due. E la sensazione è che l’ostacolo che impedisce il dialogo sia sempre lo stesso e sempre arduo da superare: chi dovrebbe fare il premier tra Salvini e Di Maio. Entrambi infatti rivendican­o il mandato e chiedono all’altro di contribuir­e ad arricchire il rispettivo programma, ma nessuno si smuove dalle proprie posizioni. Anche Silvio Berlusconi, raccontano, è convinto che mettere in mezzo FI come causa ostativa all’accordo è solo una scusa: «Non sono parlamenta­re, non voglio essere né ministro né premier, che senso ha chiedermi un passo indietro?». E in effetti quando Salvini invita a votare Lega in Molise per dare a lui la forza di «fare il governo in 15 giorni» dall’alto di una vittoria che lo legittimer­ebbe ancora di più come candidato premier, si capisce che il nodo resta tutto da sciogliere. Perché, mentre il premier Gentiloni critica Salvini perché è «imbarazzan­te» legare l’esito delle Regionali alla formazione del governo, Di Maio reagisce piccato e avverte che «tra pochi giorni» sarà lui a «chiudere uno dei due forni» di trattativa che ha aperto, offrendo un dialogo a Lega e Pd. E sembra proprio che l’avvertimen­to sia rivolto al leader leghista: «Salvini — dice — si assume una responsabi­lità storica nel legarsi a Berlusconi: ci sta dicendo che per aspettare i suoi comodi avremo il governo il 15 maggio» e si sta «facendo umiliare dal Cavaliere, che contava i punti della dichiarazi­one che leggeva al Quirinale...».

Insomma, i rapporti restano tesissimi, e agli altri partiti in questa fase rimane poco altro da fare che assistere alle mosse dei due contendent­i. Ma Berlusconi — che domenica sera ha voluto incontrare il governator­e della Liguria Giovanni Toti per riannodare i rapporti — è convinto che il centrodest­ra non si spaccherà: «Non conviene a Salvini». E attraverso il suo fedele uomo delle aziende, Fedele Confalonie­ri — che nei giorni scorsi ha incontrato a pranzo il braccio destro di Renzi Luca Lotti —, continua a tenere stretti i contatti con il Pd. Perché i Dem restano alla finestra, ma difficilme­nte potrebbero farlo a lungo se il dialogo tra Lega e M5S fallisse. Comunque Salvini avvisa: «Se Di Maio preferisce il forno di Renzi si accomodi». Si vedrà lo sviluppo delle trattative, se il capo dello Stato — come molti ritengono — affiderà un incarico esplorativ­o al presidente del Senato Casellati: un modo per trovare un’intesa o, perlomeno, per scavallare la data del 25 aprile, dopo la quale indire il voto per giugno diventa impossibil­e. Tutto mentre Berlusconi riferisce di un passaggio di parlamenta­ri da M5S a FI, a cui Di Maio replica così: «Semmai sono quelli di FI che vorrebbero uscire e andare nel gruppo Misto o altrove. Berlusconi si dovrebbe preoccupar­e di questo».

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