Polizia e «guerrieri del bio» Battaglia infinita nei boschi per l’ultima utopia di Francia
Scontri (e 2.500 agenti) allo sgombero della «comune» ecologista
PARIGI Le prime immagini sulla ZAD di Notre Dame des Landes sono in bianco e nero, risalgono al 1974. In quell’anno lo Stato francese decise di creare una «Zone d’aménagement Différé», ovvero di riservarsi il diritto di prelazione sui terreni a una ventina di chilometri di Nantes, per costruire un nuovo aeroporto che avrebbe dovuto servire lo sviluppo di tutto il Nord-ovest della Francia.
Le ultime immagini risalgono a ieri e mostrano gli scontri tra i 2.500 gendarmi venuti per sgomberare l’occupazione abusiva e centinaia di militanti pronti a lanciare molotov, acido, bombe con dentro sfere metalliche, pur di resistere nella loro ZAD, nel frattempo diventata «Zone à Defendre»: una zona di autonomia, utopia e liberazione dal capitalismo che negli ultimi dieci anni è diventata meta di antagonisti da tutta Europa — sabato e domenica tra chi lanciava pietre c’erano spagnoli, tedeschi, olandesi, italiani — e pure molte famiglie francesi. Per niente bellicose, ma attratte dall’idea di vivere insieme in una specie di comune, creando «progetti agricoli alternativi» ispirati a un’etica «bio» originaria, lontana dalla sua versione di lusso dei costosissimi fruttivendoli parigini.
Da una settimana il governo francese ha dato l’ordine di evacuazione, dopo anni di dibattiti e retromarce. Nel giugno 2016 un milione di cittadini della Loire-atlantique furono chiamati a esprimersi in un referendum che avrebbe dovuto essere decisivo: dopo tante polemiche, siete favorevoli o no alla costruzione dell’aeroporto di Notre Dame des (foto Afp) Landes? Il sì vinse con i l 55,17 per cento dei voti, i piani erano pronti da tempo e gli appalti affidati, ma prima di cominciare i lavori rimaneva da risolvere il problema principale: che fare degli Zadistes, i militanti ecologisti e anti-globalizzazione che occupavano illegalmente i terreni.
Macron, che pure in questi giorni è accusato di essere decisionista fino alla prepotenza e all’autoritarismo, non se l’è sentita di andare avanti. C’era da tutelare l’immagine della Francia come Paese promotore degli accordi di Parigi, sensibile alle questioni ambientali e alle ragioni di chi denunciava l’ennesima colata di cemento sulle campagne francesi. Così il suo premier Edouard Philippe il 17 gennaio scorso ha annunciato l’abbandono definitivo del progetto di aeroporto.
Gli antagonisti di Notre Dame des Landes hanno incassato la vittoria, senza smobilitare. La lotta è passata dal «no all’aeroporto» al «sì alla ZAD» come isola autonoma, fuori dalle regole dello Stato e del capitalismo globalizzato, come ne sono sorte nel frattempo una quindicina in tutta la Francia.
Gli zadisti di Notre Dame des Landes hanno la loro Radio Claxon con le «Info-trafflics», le informazioni sugli spostamenti degli agenti invece che sul traffico. Lanciano appelli a tutti compagni europei affinché vengano ad aiutarli, gridano slogan come «Siamo la natura che si difende», «Altri mondi sono possibili», «Siamo tutti antifascisti» (in italiano), «Loro distruggono noi ricostruiamo», godono del sostegno di non pochi intellettuali (due anni fa tra i firmatari di un appello contro l’aeroporto c’erano Naomi Klein ed Erri De Luca) tra i quali il direttore di Mediapart Edwy Plenel, che domenica sera assieme a Jean-jacques Bourdin aveva il compito di intervistare Emmanuel Macron in occasione del primo anniversario della sua presidenza. «Esistono gruppi di giovani che inventano alternative, altre soluzioni collettive. Perché ignorare questo desiderio di fare le cose in comune?», ha chiesto Plenel. «Allora io mi piazzo nel salone di casa sua e lei dirà che si tratta di un progetto alternativo», ha risposto Macron.
@Stef_montefiori