I sindaci e la truffa sull’impianto da sci «I soldi in Asia»
Bergamo, in arresto due amministratori
BERGAMO Nasce da due seggiovie date alle fiamme in un paese di 200 anime e finisce in un vorticoso giro di denaro che porta a Hong Kong, l’inchiesta della Procura di Bergamo sulla presunta associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, alla bancarotta e alla turbativa d’asta che ieri ha portato agli arresti domiciliari il sindaco di Foppolo Giuseppe Berera, 49 anni, e quello di Valleve Santo Cattaneo, 67. Sono entrambi al terzo mandato nei due paesi dell’alta Val Brembana e adesso vanno verso la sospensione. Il primo, ex rampollo locale di area formigoniana, è ritenuto dal gip Bianca Maria Bianchi il leader indiscusso del presunto sodalizio, l’amministratore a tempo pieno attorno al quale ruotavano soldi pubblici, progetti e imprenditori smaniosi di investire. L’altro, a capo di una lista civica, sarebbe il suo «braccio destro».
Il rogo doloso nella notte tra il 7 e l’8 luglio 2016 dà il «la» alle indagini coordinate dal pm Gianluigi Dettori, avviate dai carabinieri di Zogno e, poi, quando si scoperchia il calderone dei movimenti sospetti di denaro, condotte dagli uomini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Bergamo. Il dubbio iniziale è che il fuoco sia stato appiccato per creare un’emergenza sulla Brembo Super Ski (Bss), la società pubblica degli impianti di risalita con debiti per 20 milioni di euro, poi fallita, che dal 2012 stava cercando di installare una telecabina. Per l’accusa era un modo per ottenere nuovi fondi, uscire dall’empasse e favorire l’imprenditore «amico» che si aggiudica l’appalto per l’opera.
Gli indizi a sostegno di questa tesi non sono abbastanza gravi, ritiene il giudice. In compenso, scavando sulla contabilità degli impianti, gli inquirenti si fanno l’idea di come la Bss, di cui i due sindaci sono stati amministratori per un decennio, si sia trasformata in «uno strumento di potere e affermazione politica/clientelare», per usare le parole del giudice. Con l’aiuto della moglie di Berera, avrebbe incassato indebitamente 3 milioni e 290 mila euro di contributi della Regione Lombardia previsti in un accordo di programma destinato allo sviluppo dei comprensori sciistici della zona. Secondo l’inchiesta fatture dei fornitori, estratti conto e liberatorie venivano taroccati al pc oppure cancellando, fotocopiando e ricompilando. A volte i resoconti si riferivano ad altri lavori, altre volte erano gonfiati, altre ancora aggiustati con la data utile.
Da una «fattura fittizia» da 550 mila euro i finanzieri sono inoltre risaliti alla strampalata operazione di Hong Kong, per la quale il gip contesta la bancarotta fraudolenta. Tra aprile e giugno 2015, quando già la società era «decotta», partono due bonifici per 500.000 sterline, quasi 700 mila euro, a favore della Maitland Ltd, società di Hong Kong di cui non si riesce a capire a chi facesse capo.
Interrogato a gennaio 2017, Berera la spaccia come una truffa subita nel tentativo di fare guadagnare alla Bss 12 milioni di euro. Così gli era stato prospettato dai procacciatori d’affari a cui si era affidato. Una spiegazione che il giudice ritiene «del tutto inverosimile», in considerazione «dell’occultamento totale dell’operazione» e dei suoi fogli scritti a mano con appunti che non davano l’idea del truffato. «Andrò a fare visita ai miei assistiti e una volta lette le carte valuteremo se fare ricorso al Riesame», dice l’avvocato Enrico Pelillo, che difende entrambi i sindaci.