Diventa un caso la statua coperta al convegno della comunità islamica
Savona, insorge il centrodestra. Gli organizzatori: non è censura, siamo moderati
«Le cose sono andate così. Sabato, nel teatro comunale di Cairo Montenotte, dove è allestita la mostra delle mie sculture, era prevista una cerimonia della comunità islamica dalle 9 alle 18. A un certo punto l’imam si è messo a sedere in terra con altri, sui cuscini, per la cerimonia del tè. La statua dell’epaminonda ferito è al centro della sala, molto visibile, soprattutto per le foto. Qualcuno della comunità ha preso un drappo rosso e ha coperto la parte bassa della statua per simboleggiare, così mi hanno detto, le dune del deserto… ma poi tutto è tornato come prima». Parola dello scultore cairese Mario Capelli detto «lo Steccolini», autore delle sculture esposte nel foyer del teatro del comune dell’entroterra savonese.
Quel drappo rosso ha ricordato a tanti le scatole con cui vennero coperti i nudi romani della Venere Esquilina e del Dioniso degli Horti Lamiani in Campidoglio a Roma per la visita del presidente iraniano Hassan Rouhani il 26 gennaio 2016. Le immagini fecero il giro del mondo. Stavolta la scultura è di ben minore pregio, è del 1880 ed è dell’artista torinese Giuseppe Dini, poi acquistata dal comune di Cairo La scultura «La morte di Epaminonda» (1880) è opera del torinese Giuseppe Dini, poi restaurata dallo scultore Mario Capelli di Cairo Montenotte Montenotte e finita per decenni in una discarica dopo la caduta del fascismo, perché prima destinata a un sacrario del regime. È stato «lo Steccolini» a restaurarla e ad esporla nella sua mostra «Sfumature di classico» ed a scrivere sui social «hanno coperto Epaminonda».
Una velatura che ha scatenato polemiche politiche roventi. «Solo a me questa sembra una follia?» twitta il leader della Lega Matteo Salvini. Per Ylenia Lucaselli, Fratelli d’italia, «il sospetto è che sia emerso ancora una volta l’effetto collaterale del multiculturalismo fallimentare. Ciò deve chiamare tutti noi ad una presa di coscienza sulla necessità di tutelare le nostre espressioni artistiche, la nostra storia e la memoria da qualsiasi tentativo oscurantista». Laura Comi, eurodeputata di Forza Italia: «Dobbiamo andare orgogliosi del nostro patrimonio artistico: censurarlo è inaccettabile e mai giustificabile». Per il Codacons questa storia «è un danno per l’italia».
Ma Chams Eddine Lahcen, presidente della comunità musulmana valbormidese e della federazione islamica della Liguria, ha precisato: «Nessuna censura. Ho coperto io la statua ma soltanto per esigenze cerimoniali e per poche ore. Stonava con l’ambientazione marocchina. Il nostro Islam è moderato questa polemica ci ferisce. Abbiamo organizzato un dialogo interreligioso per avvicinare tutti. Non ci permettiamo di coprire statue per motivi culturali». Il sindaco di Cairo Montenotte, Paolo Lambertini, parla di «malinteso, la comunità islamica ha affittato una sala per un evento volto a favorire l’integrazione. Infatti hanno fatto cantare ai bambini l’inno di Mameli».
E adesso, senza il drappo rosso, Epaminonda potrà proseguire la sua marmorea agonia nudo come lo volle nel 1880 Giuseppe Dini. ● La polemica venne ripresa dai media di tutto il mondo e il dibattito nazionale fu molto acceso