Corriere della Sera

La popstar canta per le donne Usa Il trionfo «culturale» di Beyoncé

- Di Matteo Persivale

L’incoronazi­one della regina Beyoncé I, «Queen Bey», è stata trasmessa in mondovisio­ne (diretta Youtube), l’altra notte, dal palco del festival di Coachella, nel deserto della California. I media americani hanno accolto le due ore di show come un evento culturale. New York Times, Washington Post, le tv: uniti nel ribattezza­re Coachella 2018 «Beychella». Ma come fa uno show di canzoni nel deserto, nel 2018, a diventare un fenomeno culturale? Grazie all’ambizione. Esattament­e come fece lo scrittore Jonathan Franzen, otto anni fa. Come finì sulla copertina di Time quando uscì il suo «Libertà» (edito in Italia da Einaudi)? Franzen si rifiutò di accettare l’idea che i romanzi non sono più così influenti da poter dominare il dibattito nazionale: e da scrittore «colto» è diventato fenomeno di massa. Raccontand­o l’america del suo tempo. Beyoncé ha usato la stessa idea con il percorso inverso: sa che un album, il suo «Lemonade» che è anche un film può (se si è abbastanza bravi) raccontare l’america di oggi e la vita delle donne (di colore, e di quelle bianche). Beyoncé può usare due ore di musica per raccontare una storia complessa — una volta lo facevano i cantautori, più tardi i punk e poi i rapper ribelli. Lei invece canta e balla come Madonna dei bei tempi facendo surf sulle onde della reunion con le Destiny’s Child, «Crazy in Love» con

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